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Conferenza “Raffigurare il conflitto: gli artisti friulani nella Grande Guerra”
In occasione delle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra, il Servizio Musei e Archivi Storici dell’ERPAC ospita, venerdì 12 ottobre 2018 ore 18.00, presso il Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13) la conferenza “Raffigurare il conflitto: gli artisti friulani nella Grande Guerra” a cura della dott.ssa Isabella Reale per approfondire il tema dell’arte figurativa durante il periodo del conflitto.keyboard_arrow_right
Il centenario della Grande Guerra ha visto anche nella nostra regione molte iniziative che hanno preso in esame vari aspetti del conflitto, spaziando dalla cronaca alla storia, anche se a parte L’Europa in guerra, la mostra a cura di Piero Del Giudice allestita tra il 2014 e il 2015 a Trieste e a Trento, l’arte figurativa non è stata oggetto di indagini approfondite: di fatto sul campo di battaglia si composero non solo poesie, tavole paro-libere, ma anche schizzi, dipinti, opere che recentemente varie mostre in Italia e all’estero hanno ampiamente valorizzato, e che hanno anche cambiato il corso della storia dell’arte contemporanea. Questo argomento per il Museo della Grande Guerra di Gorizia, che dal 1924 si occupa di divulgare contenuti legati alla Grande Guerra dentro e fuori dagli anniversari, sarà oggetto di un progetto europeo nei prossimi mesi.
Sul Carso vennero a combattere da tutta Italia pattuglie di futuristi capitanati da Marinetti, tra cui l’architetto Sant’Elia che qui trovò la morte e che sarà poi celebrato dall’udinese Michele Leskovic, ma anche, dall’altra parte della barricata, tra le truppe austro-ungariche, pittori d’avanguardia quali Kokoschka: tra le file degli “artisti-combattenti” figurano molti friulani, alcuni caduti in guerra e presto dimenticati, anche se i loro eredi affidarono le loro opere ai nostri Musei (Vittorio Cadel, Albino Candoni, Pietro Cassutti), altri sentirono l’esigenza di raccontare l’esperienza della guerra nei modi dell’avanguardia (“Futurciotti”, Luigi De Giudici) e c’era chi aveva l’incarico di disegnare i campi di battaglia (Italico Brass, Fabio Mauroner, Livio Bondi). Qualcuno di loro, come nel caso di Pio Rossi, originario di Forlì ma subito dopo la guerra trasferitosi a Pordenone, conservò gelosamente i suoi taccuini di guerra, fitti di ricordi e disegni in particolare dedicati a Gorizia, senza mai mostrarli, che solo recentemente gli eredi hanno dato alle stampe. E nonostante il tempo di guerra, molte storie si intrecciarono in quei giorni in Friuli testimoniando come l’arte svolgesse un ruolo primario nella vita quotidiana dei soldati: mostre, come quella allestita nel 1916 a Tolmezzo, o inaugurazioni di pale d’altare, come la La Madonna delle nevi donata da Pietro Fragiacomo per la cappella del Pal Grande.
Tra i tanti soggetti che caratterizzano e accomunano, al di qua e al di là dei fronti opposti, le opere degli artisti in guerra, uno in particolare riguarda da vicino la storia delle nostre comunità, quello dell’Esodo dopo la ritirata di Caporetto dei militari e soprattutto dei civili, un dramma fissato dallo sguardo partecipe di artisti quali Lorenzo Viani o Pellis, e che al di là di tante descrizioni di cronaca e letteratura, ispirò opere d’arte capaci di parlare un linguaggio oggi più che mai universale.
ISABELLA REALE storico dell’arte e conservatore di museo, allieva di Decio Gioseffi all’Università di Trieste, e a Padova di Franca Zava Boccazzi, con Aldo Rizzi ha dato vita nel 1983 a Udine alla Galleria d’arte moderna e ideato e allestito le Gallerie del Progetto, operando per documentare e valorizzare l’opera degli artisti friulani, arricchendo le collezioni civiche con importanti acquisizioni. Tra le sue varie mostre e pubblicazioni, in particolare dedicate a Luca Carlevarijs e al vedutismo veneziano, alle Arti a Udine nel Novecento, a Dino, Mirko e Afro Basaldella, tra le più recenti ricordiamo i cataloghi delle mostre Paesaggi d’acqua. Luci e riflessi nella pittura veneziana dell’Ottocento (Allemandi ed., Torino 2011), Il cibo dell’arte, natura morta e convivialità della pittura dell’Ottocento tra Venezia, Trieste e il Friuli (Silvana ed., Milano 2011), Lo splendore di Venezia (Silvana ed. Milano 2016); Mirko, ritorno a Firenze (Firenze, 2017), La pieve d’Asio e le chiese di Clauzetto (Udine, 2017), Le chiese della val d’Arzino (Udine, 2018).
L'evento è organizzato da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “A Monfalcone il Marina Hannibal dell’architetto Mangani”
L’ERPAC – Servizio Musei e Archivi Storici propone una serie di quattro incontri dal titolo “Venerdì d’Architettura” a cura dell’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia. Il primo appuntamento, la conferenza “A Monfalcone il Marina Hannibal dell’architetto Mangani” a cura del prof. Edino Valcovich, avrà luogo venerdì 23 novembre 2018 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13) e sarà introdotto da Diego Kuzmin.keyboard_arrow_right
È agli anni Sessanta che risale l’idea che colse il velista triestino Sergio Sorrentino (1924-2017), durante i lunghi allenamenti nello specchio di mare a sud dei cantieri di Monfalcone assieme all’amico Annibale Pelaschier (1912-1994) a preparazione delle Olimpiadi di Melbourne (1956) e Tokio (1964), per una nuova marina nel bacino di Panzano.
Acquistato il sedime di quello che allora era un acquitrino di canneti e fango, nel 1964 iniziano i lavori col progetto dell’architetto Carlo Mangani, nato a Grosseto nel 1923 e a sei anni trasferitosi con la famiglia a Fiume, per sfollare poi a Udine nel 1947. Dopo la laurea al Politecnico di Milano nel 1954, Mangani si trasferisce l’anno successivo a Stoccolma, dove collabora a lungo con il noto architetto scozzese e naturalizzato svedese Ralph Erskine (1914-2005), teorico di quella architettura organica che promuove l’armonia tra l’uomo e la natura, nella ricerca di un equilibrio tra ambiente naturale e costruito mediante l’integrazione di elementi naturali ed elementi artificiali, pratica della quale maestro fondatore è ritenuto il grande architetto americano Frank Lloyd Wright (1867-1959).
Sorrentino, ebbe modo nella sua pratica velica di frequentare i più noti centri nautici del nord Europa e non dovette perciò essere casuale la scelta di Mangani come progettista della marina, data la sua lunga permanenza in Svezia, dove Sorrentino divenne campione del mondo nel 1958.
Lo spirito dell’architettura organica traspare nelle molte ville costruite in Friuli da Mangani, con ampio uso di pietra e legno, cemento e mattoni, come pure nelle architetture della Marina Hannibal, intitolata da Sorrentino al suo compagno di regate Annibale Pelaschier. Diversamente però dalle ville friulane, più connotate da pietra a vista e citazioni wrightiane, a Panzano l’atmosfera è decisamente scandinava tanto che si percepisce il respiro di quelle architetture edificate sul Baltico, dal legno abbrunito dalla salsedine.
Il progetto di Mangani per la marina di Panzano, che dopo tanti anni non ha ancora visto la sua conclusione, peraltro auspicata dall’attuale titolare Carlo Luca Cazzaniga, si sviluppa attraverso due tipologie edilizie contraddistinte dal diverso uso dei materiali, con la parte operativa che vede protagonista il cemento a vista e il mattone assieme ad espressivi serramenti lignei dalle geometrie quadrangolari, mentre la parte relativa l’ospitalità è affidata al legno scuro dei bungalows prefabbricati e sopraelevati a diverse quote dal suolo, ravvivati dal rosso acceso del colore dei serramenti. Un’architettura severa, come lo è nei Paesi del nord Europa, raccontata da Edino Valcovich, che allo Yacht Club Hannibal ha dedicato una sua serie di acquarelli.
Per informazioni
Tel: +39 0481 531833
@: architettigorizia@awn.it
EDINO VALCOVICH (Ronchi dei Legionari, 1947), è laureato in ingegneria civile-edile presso l’Università di Trieste ed è professore ordinario di Architettura Tecnica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura della stessa Università. Dal 1978, è stato titolare di vari corsi di insegnamento quali Edilizia Industriale, Unificazione e prefabbricazione edilizia, Architettura dei Grandi Complessi ed Architettura Tecnica.
È autore di numerose pubblicazioni sui temi attinenti il recupero edilizio, l’edilizia industriale di antico impianto, il risparmio energetico. Da molti anni si occupa di tematiche relative all’Archeologia Industriale con particolare riferimento all’area del Monfalconese e con questi temi si è misurato anche dal punto di vista professionale con specifici interventi di restauro e recupero. In questi ultimi anni ha affrontato il tema della nascita e sviluppo del Cantiere Navale Triestino insediato a Monfalcone nel 1908 dai fratelli Alberto ed Augusto Cosulich ed in particolare di alcuni straordinari esempi di architettura industriale e del Villaggio di Panzano, realizzato nelle dirette vicinanze del cantiere stesso, a partire dal 1908 ed inaugurato solennemente nel 1927. Il Quartiere, un importante esempio di Company Town, è stato oggetto di particolari attenzioni di carattere culturale, normativo e di specifiche ed importanti azioni di recupero.
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli-Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “La ricostruzione della moschea di Raimondo D’Aronco a Karaköy, Istanbul”
I “Venerdì d’Architettura” dell’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici, proseguono venerdì 7 dicembre 2018 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13) con la conferenza “La ricostruzione della moschea di Raimondo D’Aronco a Karaköy, Istanbul” a cura della prof.ssa Diana Barillari introdotta da Diego Kuzmin.keyboard_arrow_right
Nel 1958 viene demolita la piccola moschea che D’Aronco aveva progettato nel 1903 nella centralissima piazza di Galata, di fronte all’omonimo ponte, uno dei luoghi urbani più noti dell’ex capitale dell’Impero ottomano. L’obiettivo era quello di allargare la piazza ma il proposito non ha mai avuto compimento mentre sono aumentate le critiche.
La mostra tenutasi a Istanbul nel 2006, organizzata dalla Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con i Civici Musei di Udine, in occasione della quale sono stai presentati al pubblico i progetti realizzati da D’Aronco per Istanbul, ha innescato un crescente consenso per la ricostruzione dell’edificio, tanto che la Municipalità di Istanbul ha incaricato del progetto un importante studio di architettura.
I disegni conservati nell’archivio di D’Aronco presso le Gallerie del Progetto di Udine sono stati preziosi per la progettazione, che in pochi mesi riporterà la piccola moschea nel luogo in cui era stata edificata, restituendo alla città uno dei suoi simboli, tanto più rilevante poiché adotta un linguaggio architettonico innovativo, ispirato all’avanzata cultura mitteleuropea del XX secolo (Otto Wagner, Josef Hoffmann), in un edificio religioso con una tipologia per la quale si preferivano scelte più tradizionaliste.
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Tel: +39 0481 531833
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DIANA BARILLARI Laurea in Storia dell’arte medievale e moderna presso la Facoltà di Lettere di Trieste (1983). Tesi: Raimondo D’Aronco e il municipio di Udine 1888-1912, supervisori prof. Decio Gioseffi e Marco Pozzetto.
Dottorato in Storia dell’Architettura e Urbanistica presso la Facoltà di Architettura di Firenze (1989-1992). Oggetto di ricerca e thesis Il D’Aronco’s caso alla luce del rapporto tra islamico e il secessionista centrale europeo Architettura, supervisore prof. Ezio Godoli.
Post-dottorato presso la Facoltà di Architettura di Ferrara (1995-1997), Collezioni di disegni architettonici contemporanei e archivi di architetti in Italia, supervisore prof. Sergio Polano.
Professore a contratto di Storia dell’Architettura e Storia dell’edilizia, Dipartimento di Ingegneria e Architettura, Università di Trieste (dal 2000); membro del Collegio Didattico dell’Ingegneria Civile e Ambientale, Dipartimento di Ingegneria e Architettura, Università di Trieste; membro aggiunto del Comitato Scientifico del dottorato di ricerca, programma in Ingegneria e Architettura, Università di Trieste (XXVII, XXVIII e XXIX ciclo).
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “I progetti di Max Fabiani per Aquileia nel 1917”
Ultimo appuntamento dell'anno del ciclo di conferenze “Venerdì d’Architettura” organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici. Venerdì 14 dicembre 2018 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13), l’architetto Diego Kuzmin affronterà il tema “I progetti di Max Fabiani per Aquileia nel 1917”.keyboard_arrow_right
Nell’ultimo decennio dell’Ottocento, con il conte Karl von Lackoroński, prese grande impulso l’attività di ricerca archeologica delle antiche vestigia di Aquileia, all’interno di un panorama di studi più ampio, che vedeva nei monumenti storici le testimonianze del passato nazionale di ciascuno dei popoli della monarchia asburgica, in un contesto storico d’insieme nel quale ciascuno potesse trovare riferimenti comuni agli altri, in modo non dissimile dallo spirito del governo dell’epoca. Gli esiti della campagna di scavi di Lackoroński vennero pubblicati a Vienna nel 1906 destando interessi notevolissimi.
Durante la prima guerra mondiale, dopo Caporetto, Max Fabiani venne nominato dall’amministrazione asburgica a capo dell’Ufficio Ricostruzione di Gorizia e Gradisca. Oltre le tante ricostruzioni, uno dei primi impegni fu per lui la valorizzazione delle vestigia di Aquileia, con i progetti del 1918 per la piazza antistante la Basilica e per la riorganizzazione del Museo di Stato. Pur non realizzati, i progetti custoditi nei disegni originali dell’architetto presso l’Archivio del Museo archeologico di Aquileia, restano testimoni della medesima tensione storiografica che permeava l’attività di ricerca del conte Lackoroński.
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DIEGO KUZMIN Goriziano, architetto PhD, laureato in Lettere, giornalista pubblicista, membro dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia, componente del Comitato di redazione del giornale di frontiera Isonzo-Soča. Progettista della lapide inaugurata nel 1992 in memoria della rivolta dei Tolminotti giustiziati nel 1714 sul Travnik di Gorizia, di quella a commemorazione dei partigiani antifascisti fucilati sul Castello tra il 1943 e il 1945 inaugurata nel 2015 e di quella apposta sulle mura del carcere di via Barzellini del 2018. Suo il progetto di riqualificazione di piazza Cavour e piazza Sant’Antonio e delle strade pedonali del centro storico di Gorizia, via Rastello e via Cocevia, via delle Monache, via Mazzini e via Garibaldi attuato tra il 2005 e il 2010.
Alcuni scritti recenti: Punti di vista, 100 piccoli scritti (2009), La villa Lasciac sul Rafut (2012), Perché proprio all’architetto Barich l’incarico per il nuovo Municipio di Cervignano (2012), Il confine mobile, fattore condizionante per la storia dell’architettura (2013), Antonio Lasciac, disegni goriziani (2014), I grafiti dell’ospedale militare di Castelnuovo di Sagrado (2015), From middle Europe to Egypt, Antonio Lasciac architect (2015), Oglej, zibelka kulture. Od Karla von Lanckoronskega di Maksa Fabianija (2015), Renato Fornasari protagonista della storia dell’architettura nell’Isontino degli anni Cinquanta (con Alessandra Mabellini, 2016), Nova Gorica: nascita di una città (2016) e Acma l’anima del mondo 1958 di Max Fabiani (con Patrizia Ugrin, 2017), Antonio Lasciac Urbanista (2017).
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “La cura dei monumenti tra Aquileia e Gorizia dall’Ottocento al Novecento da Karl von Czoernig a Karl von Lanckoroński”
Il 2019 si apre con un nuovo ciclo di conferenze “Venerdì d'Architettura” organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici. Ad aprire questa serie di quattro incontri sarà il prof. Sergio Tavano, venerdì 18 gennaio 2019 ore 17.00 con la conferenza “La cura dei monumenti tra Aquileia e Gorizia dall’Ottocento al Novecento da Karl von Czoernig a Karl von Lanckoroński”, presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13).keyboard_arrow_right
Tra le presenze di iniziativa e di valore centroeuropeo che hanno concorso a dare valore e serietà alla vita culturale e artistica del Goriziano, del Litorale e in realtà di tutte le regioni della monarchia tra la seconda metà dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, spiccano la Commissione Centrale per i Monumenti e la Scuola (ugualmente viennese) di Storia dell'Arte. In ambedue le istituzioni emerge per autorità la figura di Alois Riegl, la cui azione primeggiò per la novità degli orientamenti, per gli effetti nonché per le ripercussioni in tutta Europa. Ne derivò, infatti, una conoscenza obiettiva e razionale dei fenomeni storico-artistici, connessi con il variare dei tempi, come anche un impulso nella valutazione e quindi nella conservazione dei documenti artistici.
Nel panorama goriziano, già magistralmente indagato da Marco Pozzetto, si distinguono le figure e gli scritti di Leo Planiscig e di Antonio Morassi, ai quali si devono affiancare gli sloveni Vojeslav Molè, Avgust Žigon, Josip Mantuani, Avguštin Stengešek, Izidor Cankar, Francè Stelè e il triestino Attilio Tamaro.
Ma ugualmente alto, benché in ambito prevalentemente storico e archeologico, è il valore dall'attività di Karl von Czoernig e di Karl von Lanckoroński, per quel che riguarda l'impiego delle fonti scritte e la scoperta, l'indagine, la cura, nonché la conservazione organizzata dei monumenti, in modo particolare ad Aquileia.
Per informazioni:
Tel: +39 0481 531833
@: architetti@gorizia.archiworld.it
SERGIO TAVANO nato a Gorizia il 13 marzo 1928, laureatosi nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trieste con una tesi in Archeologia cristiana, discussa col prof. Mario Mirabella Roberti, è divenuto subito assistente volontario e poi assistente straordinario e ordinario nella stessa disciplina, per assumere infine l'insegnamento di Storia dell'arte bizantina e di Archeologia e storia dell'arte paleocristiana e altomedievale, nella stessa Facoltà triestina fino al 2000 e per qualche anno accademico (1973-1977) anche nella Facoltà udinese di Lingue e letterature straniere.
Ha svolto attività scientifica con ricerche e pubblicazioni di interesse storico, archeologico e artistico attorno a luoghi e a monumenti della Provincia di Gorizia e anche su il battistero di Aquileia, le basiliche di Grado, le basiliche paleocristiane di Concordia, di San Canzian d'Isonzo e di San Giovanni del Timavo. Ha tenuto corsi su centri come Costantinopoli, Aquileia, Ravenna, Venezia, Roma, Grado, il Norico, la Dalmazia, l'area siro-palestinese, l'Egitto, Cividale e su vari monumenti tardoantichi, altomedievali e romanici.
Senza tener conto dell'iscrizione all'albo dei giornalisti e quindi senza considerare gli articoli aventi intenti più divulgativi («Voce Isontina», «Iniziativa Isontina», «Alpinismo Goriziano», «Il Piccolo», «Messaggero Veneto»), i suoi titoli a stampa di carattere scientifico, che sono parecchie centinaia, hanno preso in considerazione principalmente la cultura e l'arte tra l'Alto Adriatico e il Danubio e in modo speciale i monumenti di Aquileia e di Grado: Aquileia cristiana, Antichità Altoadriatiche (1972); I monumenti fra Aquileia e Gorizia (Udine, ISSR, 1988); Aquileia e Grado (Trieste, Lint, 1996, II ed.); Aquileia e Gorizia: un tesoro in comune (Udine, Agraf, 1993); Aquileia e Gorizia: scoperte – discussioni – personaggi (Pordenone, Leg, 1997); La Basilica di Aquileia (K. Lanckoroński) (Pordenone, Leg, 2007); La Basilica di Aquileia: gli affreschi dell'abside maggiore (Udine, Forum, 2008); Da Aquileia a Gorizia: scritti scelti (Trieste, Dep. St. P. V. G., 2008).
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Conferenza “Il Giappone: l’ascesa d’una grande potenza asiatica tra Orientalismo e Occidentalismo”
La serie degli eventi collaterali alla mostra “Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della Collezione Manavello 1900-1950” in corso presso il Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia, previsti dal Servizio Musei e Archivi Storici di ERPAC prosegue con la conferenza “Il Giappone: l’ascesa d’una grande potenza asiatica tra Orientalismo e Occidentalismo” a cura del prof. Fulvio Salimbeni che avrà luogo martedì 22 gennaio 2019 ore 17.30 presso la Sala Conferenze di Borgo Castello, 13 a Gorizia.keyboard_arrow_right
Il Giappone, dal 1633 sotto il regime Tokugava autoisolatosi dal resto del mondo, chiudendosi anche ai rapporti con la cultura e la religione europea (si veda il film "Silence"), sarà costretto ad aprirsi all'Occidente dalla squadra navale americana del commodoro Perry (1853), entrando a forza nella modernità. Nel 1868 ebbe inizio l'era Meiji, che portò alla liquidazione dei vecchi poteri feudali e all'instaurazione d'un forte governo centrale, con cui prese avvio la modernizzazione statale.
I giovani dal Giappone partirono alla volta dell'Europa e degli USA per imparare la scienza e le tecniche occidentali, trasformando in pochi decenni lo Stato in una grande potenza, capace prima di sconfiggere il declinante Impero cinese, impadronendosi dell'isola di Taiwan, poi perfino quello zarista nella guerra del 1904-05, e nel 1910 annettendo la Corea e rivelandosi ormai come una grande potenza internazionale. Nella Prima guerra mondiale, il Giappone alleato dell'Inghilterra s'impadronirà delle colonie tedesche nel Pacifico, consolidando il proprio ruolo egemonico continentale, finché negli anni Trenta, approfittando della caotica situazione della Cina, in preda a una guerra civile, la aggredirà, conquistandone ampi territori.
Il 7 dicembre 1941, attaccando la base navale USA di Pearl Harbor, il Giappone entrò nel Secondo conflitto mondiale a fianco di Germania e Italia, uscendone annientato dopo un'iniziale fase di successi, e capitolando in seguito agli attacchi atomici americani su Hiroshima e Nagasaki.
Dopo il 1945 ebbe inizio la stagione del grande sviluppo economico e industriale, che nel giro d'un paio di decenni ha reso il Giappone attuale una delle sette maggiori potenze mondiali.
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Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
FULVIO SALIMBENI, già Docente di Storia contemporanea dell'Università degli Studi di Udine, presiede il Comitato di Trieste e Gorizia dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano e quello di Trieste della Società "Dante Alighieri", è componente del consiglio direttivo dell'Accademia Europeistica del Friuli Venezia Giulia e del direttivo nazionale dell'Associazione Mazziniana Italiana, e presidente dell'Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei di Gorizia. Studioso di didattica e di metodologia della storia, di storia della storiografia, della civiltà del Risorgimento e in particolare dell'Adriatico orientale nell'età moderna e contemporanea. Autore di più di cento lavori tra monografie, contributi in atti di convegni, saggi in riviste.
L’evento è organizzato da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “I segreti della Porta Leopoldina di Gorizia”
Prosegue il ciclo di conferenze “Venerdì d'Architettura” organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici. Maddalena Malni Pascoletti, cultore della materia, presenterà venerdì 25 gennaio 2019 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13), l’incontro “I segreti della Porta Leopoldina di Gorizia”.keyboard_arrow_right
Della Porta Leopoldina, unico accesso alla cittadella fortificata di Gorizia (fino al 1918), hanno scritto e parlato tutti coloro che si sono occupati di storia, di arte o di architettura a Gorizia. Eppure se ne sa ancora molto poco. In particolare non si conosce alcun documento originale coevo che faccia esplicito riferimento al progetto o al progettista. Altrettanto difficile è ricondurre l’opera a dei modelli ben identificabili. Grazie a una ricerca capillare negli archivi viennesi, si possono ora ripercorrere le fasi della costruzione della cittadella fortificata di Gorizia sulla base di mappe rimaste sconosciute per secoli, e collegarne, quindi, il completamento con la realizzazione della Porta non solo alla visita dell’imperatore Leopoldo I nel 1660, come si è sempre fatto, ma al più ampio scenario della politica imperiale di rafforzamento del confine sudorientale in funzione antiturca.
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MADDALENA MALNI PASCOLETTI laureata in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Trieste con una tesi su due cicli di affreschi istriani tardo medioevali, raffiguranti la Danza Macabra, ha affiancato fino al 2007 la ricerca in campo storico artistico all’attività di docente di Lettere in Istituti d’Istruzione secondaria di secondo grado. Nel giugno 2009 ha conseguito il diploma di archivistica, paleografia e diplomatica presso l’Archivio di Stato di Trieste.
Ha collaborato per diversi anni con i Musei Provinciali di Gorizia, in particolare per l’allestimento di mostre sui gioielli dell’Ottocento, sulle ceramiche goriziane e sulle stampe barocche di tesi dei Gesuiti. Per quattro anni ha insegnato Storia dell’Arte presso il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, con i programmi del baccalaureato internazionale.
Dal 1991 è membro del Curatorio e del Comitato tecnico scientifico della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg, di cui ha curato insieme a Marco Menato l’edizione della collana di monografie. Ha contribuito con saggi e schede a quattordici pubblicazioni e cataloghi di mostre allestite dalla Fondazione (1993-2018).
Ha curato diverse voci del Dizionario Biografico degli Italiani (1983-1990), del IV volume della “Pittura in Italia” dell’editrice Electa, dedicato all’Ottocento (1991), e del Nuovo Liruti Dizionario dei Friulani (2011).
Dagli anni ’80 è ispettore onorario della Soprintendenza e membro del Direttivo della Sezione di Gorizia di Italia Nostra, di cui è stata Presidente dal 1996 al 2000 e dal 2006 al 2017. Per l’associazione ha curato diverse iniziative e contribuito a numerose pubblicazioni (1994-2015).
Attualmente è responsabile del progetto “Gorizia conTatto”, che Italia Nostra insieme all’UICI di Gorizia sta realizzando per favorire l’accessibilità ai portatori di disabilità visiva ai monumenti d’arte di Gorizia.
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Conferenza “Rileggere l’arte occidentale attraverso i kimono”
“Rileggere l’arte occidentale attraverso i kimono” è il titolo della conferenza che Lydia Manavello, proprietaria della collezione esposta nella mostra “Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della Collezione Manavello 1900-1950” in corso presso il Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia, terrà martedì 29 gennaio 2019 ore 17.30 presso la Sala Conferenze di Borgo Castello, 13 a Gorizia.keyboard_arrow_right
L’intervento affronterà la duplicità dell'incontro fra la cultura occidentale e la cultura nipponica attraverso le tappe e le suggestioni del percorso che ha visto il kimono farsi pioniere e mediatore di un nuovo linguaggio artistico nel Giappone fra le due guerre.
Attraverso i motivi decorativi degli abiti che figurano in mostra, infatti, il visitatore entra in una sorta di “galleria d’arte contemporanea” in cui sfilano le fasi salienti dell’arte occidentale che, dall’Art Nouveau fin de siecle, attraverso la Secessione Viennese e le Avanguardie, ci conducono alla Pop Art di Roy Lichtenstein.
L’obiettivo dell’incontro, quindi, è di permettere al visitatore di capire come i kimono siano diventati una sorta di “superficie pittorica” attraverso la quale i disegnatori giapponesi hanno via via proposto le novità dell’arte occidentale, mantenendo tuttavia, ma anche rinnovando, le tradizionali e raffinate tecniche di tessitura.
Per informazioni:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
L’evento è organizzato da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “Il restauro degli immobili storici nel primo dopoguerra: i soprintendenti Cirilli e Forlati”
I “Venerdì d'Architettura” organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici prevedono un nuovo incontro venerdì 1 febbraio 2019 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13). Diego Kuzmin, architetto e cultore della materia, terrà la conferenza dal titolo “Il restauro degli immobili storici nel primo dopoguerra: i soprintendenti Cirilli e Forlati”.keyboard_arrow_right
La carta del restauro di Atene del 1931 (da non confondersi con quella di Atene di Le Corbusier riguardante lo sviluppo urbanistico al CIAM del 1933, Congresso Internazionale di Architettura Moderna), è composta da soli 10 articoli nei quali, oltre a principi di metodo, si raccomanda agli Stati di prendersi cura del patrimonio architettonico, uniformare la legislazione per non far prevalere l’interesse privato su quello pubblico e incentivare lo studio dell’arte. Dal punto di vista tecnico, riguardo il restauro di immobili storici, la Carta di Atene raccomanda di evitare restituzioni integrali dell’opera, favorire l’anastilosi, favorire tecnologie innovative purché dissimulate, rispettare l’opera senza proscriverne alcuna epoca e poi riconoscere l’entità dell’ambiente urbano e il restauro filologico col rifiuto di quello stilistico.
Emanata da Consiglio Superiore per le Antichità e le Belle Arti, presso il Ministero della Pubblica Istruzione, nasce nel 1932 la “Carta del Restauro” italiana, con principi mutuati dalla Carta di Atene e integrati dai principi del restauro filologico scientifico di Gustavo Giovannoni (1873-1947), che tende alla conservazione sia del monumento, sia dell’ambiente che lo circonda, favorendo il mantenimento dello stato di fatto piuttosto che il ripristino di un ipotetico stato originario, pur auspicando l’uso di tecniche moderne.
Ancorché i buoni propositi delle teorie condivise in tutto il mondo, cosa succede in concreto nei territori del Litorale asburgico divenuto nel 1919 Venezia Giulia?
Per informazioni:
Tel: +39 0481 531833
@: architetti@gorizia.archiworld.it
DIEGO KUZMIN Goriziano, architetto PhD, laureato in Lettere, giornalista pubblicista, membro dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia, componente del Comitato di redazione del giornale di frontiera Isonzo-Soča. Progettista della lapide inaugurata nel 1992 in memoria della rivolta dei Tolminotti giustiziati nel 1714 sul Travnik di Gorizia, di quella a commemorazione dei partigiani antifascisti fucilati sul Castello tra il 1943 e il 1945 inaugurata nel 2015 e di quella apposta sulle mura del carcere di via Barzellini del 2018. Suo il progetto di riqualificazione di piazza Cavour e piazza Sant’Antonio e delle strade pedonali del centro storico di Gorizia, via Rastello e via Cocevia, via delle Monache, via Mazzini e via Garibaldi attuato tra il 2005 e il 2010.
Alcuni scritti recenti: Punti di vista, 100 piccoli scritti (2009), La villa Lasciac sul Rafut (2012), Perché proprio all’architetto Barich l’incarico per il nuovo Municipio di Cervignano (2012), Il confine mobile, fattore condizionante per la storia dell’architettura (2013), Antonio Lasciac, disegni goriziani (2014), I grafiti dell’ospedale militare di Castelnuovo di Sagrado (2015), From middle Europe to Egypt, Antonio Lasciac architect (2015), Oglej, zibelka kulture. Od Karla von Lanckoronskega di Maksa Fabianija (2015), Renato Fornasari protagonista della storia dell’architettura nell’Isontino degli anni Cinquanta (con Alessandra Mabellini, 2016), Nova Gorica: nascita di una città (2016) e Acma l’anima del mondo 1958 di Max Fabiani (con Patrizia Ugrin, 2017), Antonio Lasciac Urbanista (2017), Villa Zogheb a Il Cairo, pietra miliare per l’architettura neo mamelucca di Antonio Lasciac (2018).
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “La scala ovata di Andrea Palladio alle Gallerie dell’Accademia a Venezia”
Venerdì 8 febbraio 2019 ore 17.00 ultimo appuntamento con i “Venerdì d'Architettura” organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici. Presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13), il prof. Alberto Sdegno terrà la conferenza “La scala ovata di Andrea Palladio alle Gallerie dell’Accademia a Venezia”.keyboard_arrow_right
“La più bella scala a chiocciola del mondo”: così la descrive Johann Wolfgang Goethe nel suo taccuino di viaggio il 2 ottobre 1786 dopo averla percorsa, registrando un giudizio che chiunque la osservi può facilmente condividere.
Realizzata nella metà del XVI secolo da Andrea Palladio per il Convento della Carità – attuale sede delle Gallerie dell’Accademia di Venezia – e descritta nel suo trattato “I Quattro Libri dell’Architettura” pubblicato nel 1570, la scala “ovata” è un singolare caso di invenzione progettuale. Non esistono, infatti, scale simili prima di questa, se non nella forma comune di scala a chiocciola a pianta circolare, presenti sia in epoca romana – come la colonna traiana – che rinascimentale, come il pozzo di S. Patrizio a Orvieto o la più nota scala del palazzo Contarini “dal bovolo” a Venezia, poco distante da quella palladiana.
La scala alle Gallerie veneziane è, quindi, una novità architettonica per quell’epoca. Vuota al centro, prende luce dalle finestre laterali, si sviluppa per tre piani fuori terra essendo formata da gradini in pietra d’Istria incastrati soltanto nella parete esterna, e risultando pertanto a sbalzo verso l’interno.
Una singolare sintesi di geometria e costruzione, quindi, che dichiara la grande abilità dell’autore nel disegno e nella progettazione di opere architettoniche particolarmente significative.
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ALBERTO SDEGNO Professore associato di Disegno all’Università degli Studi di Udine, ha insegnato presso l’Università IUAV di Venezia e presso l’Università degli Studi di Trieste. È stato vicecoordinatore del Dottorato di Ricerca interateneo (Units-Uniud) in Ingegneria Civile-Ambientale e Architettura ed è membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Unione Italiana per il Disegno. Fa parte del Comitato Editoriale delle riviste “Diségno” e “Dᶯ Building Information Modeling, Data & Semantics”. Si occupa di didattica, ricerca e divulgazione scientifica con particolare riguardo alle nuove tecnologie di rappresentazione, quali la Realtà Aumentata/Realtà Virtuale, la scansione tridimensionale e la stampa 3D applicata a modelli di architettura.
Ha al suo attivo circa 150 saggi scientifici e ha pubblicato e curato vari volumi dedicati a tali tematiche, tra i quali Architettura e rappresentazione digitale (2002), Digital Palladio (2005), Geometrie romane a Venezia. Il disegno del Convento palladiano della Carità (2005), Antonio Lasciac. Disegni goriziani (2014, con D. Kuzmin e D. Barillari), Le Corbusier Reloaded. Disegni, modelli, video (2015).
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici