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Notte dei Musei: ingresso gratuito nei musei di Borgo Castello
In occasione della Notte dei Musei, sabato 19 maggio 2018 si svolgerà un'apertura straordinaria dei musei di Borgo Castello (Museo della Grande Guerra e Museo della Moda e delle Arti Applicate) dalle 9.00 alle 22.00 con ingresso gratuito.keyboard_arrow_right
Nella serata si svolgeranno inoltre le visite guidate gratuite:
- 19.30 per il Museo della Moda e dele Arti Applicate a cura di Raffaella Sgubin;
- 20.30 per il Museo della Grande Guerra a cura di Barbara Spanedda. -
Gli alberi di San Martino del Carso
Sono stati separati per oltre cent’anni e ora che finalmente si sono ritrovati ritornano insieme nelle loro terre d’origine, dove tutto ebbe inizio. Sono i due alberi simbolo di quello che fu il primo conflitto mondiale nelle martoriate terre di San Martino del Carso, l’Albero Isolato di Valloncello, che ispirò i celebri versi di Giuseppe Ungaretti, e l’Albero Storto, che diede nome a un’importante e pericolosa trincea che si trovava nel Bosco Cappuccio, sulla strada che da Sdraussina porta a San Martino del Carso. Grazie a un’operazione del Gruppo speleologico carsico di San Martino e ad alcune preziose collaborazioni internazionali i due alberi simbolo di sofferenza e di resistenza, che all’epoca furono tagliati dalle truppe ungheresi e trasportati in madrepatria con gli onori dovuti alle reliquie, sono stati rintracciati e recentemente riuniti in una mostra itinerante, intitolata “Gli Alberi di San Martino del Carso”.keyboard_arrow_right
Dopo una prima tappa al museo della Fortezza di Oradea, in Transilvania, e una seconda al museo nazionale di storia militare di Budapest, l’esposizione torna ora in patria e verrà ospitata, grazie alla collaborazione con il Servizio Musei e Archivi storici dell’ERPAC – Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia, nelle sale espositive del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello 13) dal 30 giugno al 16 settembre 2018, con inaugurazione venerdì 29 giugno alle 18.
I due alberi simbolo della lotta sul fronte di San Martino del Carso - finora custoditi al Mòra Fenec Muzeum di Szeged (Albero Isolato) e al Muzeul Banatului di Timișoara (Alberto Storto) -, sono entrambi tronchi di gelso, testimoni silenti di un paesaggio sconvolto giorno dopo giorno dai colpi d’artiglieria, che non risparmiavano né l’uomo né la natura circostante. Furono simboli condivisi dai soldati italiani e ungheresi che si affrontarono su quello che lo stesso Ungaretti avrebbe definito molti anni dopo un “Carso di terrore”. Sia l’Albero Isolato, che sorgeva nei pressi dell’antica chiesa di San Martino, sia l’Albero Storto, in tempo di pace erano stati piante generose, che non fornivano soltanto dolci frutti, ma anche, alle famiglie contadine, la possibilità di integrare i magri redditi con la gelsibachicoltura domestica. Dell’Albero Isolato scrisse anche l’Arciduca Giuseppe, comandante del VII Corpo d’armata: “Vicino la chiesa, ridotta ad un rudere, sulla quota 197 sorge l’albero morente dei soldati del 46°. Si trova non lontano dietro la linea e viene usato come orientamento per i contrattacchi. Numerosi proiettili italiani e nostri lo hanno trapassato, parecchie granate hanno lacerato il misero tronco ormai in fin di vita. […] Un sentimento doloroso mi assale ogni volta che vedo questo albero mutilato, ritto in mezzo al desolato cumulo di rovine e frammenti di pietra. Una stretta gelida scende nel cuore con una domanda angosciosa: “Forse sei il simbolo della nostra sorte, tu povero alberello?””
L’esposizione dei due alberi simbolo è accompagnata da pannelli didattici relativi alla Grande Guerra, ma anche da una nota gentile, una serie di cartoline scritte da Doberdò, e altre località di guerra, da un tenente ungherese, László Szüts, alla sua fidanzata e poi moglie Maria Várad, tra aprile 1917 e settembre 1918. La particolarità che differenzia questi biglietti dalla grande mole di corrispondenza intercorsa all’epoca è il fatto che sono corredati da mazzolini di fiori essiccati, colti accanto alle trincee o in mezzo a paesi diroccati. Ottimamente conservati, molti di questi fiori hanno addirittura preservato le cromie originali. Testimoni di una storia d’amore a lieto fine, nonostante la guerra e l’epidemia di Spagnola, questi fiori sono una testimonianza toccante della resistenza della natura alla barbarie umana, oltre che della resistenza umana alla violenza indicibile della guerra. -
Riaprono i musei Erpac FVG
Dopo Villa Manin sabato 23 maggio, continua la riapertura al pubblico dei musei e delle altre sedi gestite da Erpac FVG.keyboard_arrow_right
Martedì 26 maggio è la volta del Museo della Grande Guerra (dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19; ammessi 25 visitatori per volta), del Museo della Moda e delle Arti Applicate (dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19; ammessi 25 visitatori per volta) e della Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein (dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18; ammessi 30 visitatori per volta) a Gorizia, del Museo della Vita Contadina Diogene Penzi a San Vito al Tagliamento (dal martedì al venerdì dalle 9 alle 13; sabato e domenica dalle 10 alle 18; ammessi 30 visitatori per volta) e del Museo dell’Emigrazione a Cavasso Nuovo (dal lunedì al venerdì solo su prenotazione, telefonando in Comune allo +39 0427 77014; sabato e domenica dalle 15 alle 17; ammessi 30 visitatori per volta).
Mercoledì 27 maggio toccherà alla Galleria regionale d’arte contemporanea “Luigi Spazzapan” a Gradisca d’Isonzo (dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19; chiusa lunedì e martedì; ammessi 18 visitatori per volta).
Le aperture avverranno in tutta sicurezza, ma si invitano i visitatori a rispettare le regole indicate dal personale e dagli avvisi esposti nelle diverse sedi, con particolare riferimento al Covid-19.
Nello specifico:
- non è consentito l’accesso a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al Covid-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’OMS o a chi accusi febbre o altri sintomi influenzali (potrà venir richiesta la misurazione della temperatura corporea);
- evitare assembramenti mantenendo la distanza minima di un metro;
- indossare la mascherina a protezione delle vie aeree;
- sanificare le mani con gli appositi dispenser a disposizione all’ingresso;
- evitare il contatto ravvicinato con persone, a meno che non siano conviventi;
- evitare abbracci e strette di mano;
- coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce;
- in tutti i gruppi con una guida sono consentiti massimo 6 visitatori per volta;
- all’interno è consentita contemporaneamente la presenza massima di 25 visitatori.
Per informazioni specifiche si prega di contattare direttamente le sedi ai seguenti recapiti:
BORGO CASTELLO
Borgo Castello, 13 - Gorizia
Museo della Grande Guerra, Museo della Moda e delle Arti Applicate, Collezione Archeologica.
Mostra “Vent’anni del Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia”.
Tel: +39 0481 533926 / +39 0481 385228
@: borgocastellogorizia@gmail.com
PALAZZO ATTEMS PETZENSTEIN
Piazza Edmondo De Amicis, 2 – Gorizia
Pinacoteca.
Tel: +39 0481 385335
@: palazzoattemspetzenstein.go@gmail.com
MUSEO DELLA VITA CONTADINA DIOGENE PENZI
Via Antonio Altan, 86 - San Vito al Tagliamento
Tel: +39 0434 833275
@: usceri.museo.penzi@regione.fvg.it
MUSEO DELL’EMIGRAZIONE
Piazza Plebiscito, 12 - Cavasso Nuovo
Tel: + 39 0427 77014
@: museo@comune.cavassonuovo.pn.it
GALLERIA REGIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI SPAZZAPAN
Via Marziano Ciotti, 51 – Gradisca d’Isonzo
Tel: +39 0481 960816
@: galleriaspazzapan@regione.fvg.it -
Musei e mostra ad ingresso gratuito
Domenica 7 giugno 2020, prima domenica del mese, le sedi museali e la mostra in corso del Servizio Ricerca, Musei e Archivi Storici di ERPAC avranno ingresso gratuito.keyboard_arrow_right
In occasione della giornata sarà possibile visitare:
BORGO CASTELLO
Borgo Castello, 13 - Gorizia
Museo della Grande Guerra, Museo della Moda e delle Arti Applicate, Collezione Archeologica.
Mostra “Vent’anni del Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia”.
Orario di apertura dalle 9.00 alle 19.00 (sono ammessi 25 visitatori per volta)
Tel: +39 0481 533926 / +39 0481 385228
@: borgocastellogorizia@gmail.com
PALAZZO ATTEMS PETZENSTEIN
Piazza Edmondo De Amicis, 2 – Gorizia
Pinacoteca.
Orario di apertura dalle 10.00 alle 18.00 (sono ammessi 30 visitatori per volta)
Tel: +39 0481 385335
@: palazzoattemspetzenstein.go@gmail.com
MUSEO DELLA VITA CONTADINA DIOGENE PENZI
Via Antonio Altan, 86 - San Vito al Tagliamento
Orario di apertura dalle 10.00 alle 18.00 (sono ammessi 30 visitatori per volta)
Tel: +39 0434 833275
@: usceri.museo.penzi@regione.fvg.it
MUSEO DELL’EMIGRAZIONE
Piazza Plebiscito, 12 - Cavasso Nuovo
Orario di apertura dalle 15.00 alle 17.00 (sono ammessi 30 visitatori per volta)
Tel: + 39 0427 77014
@: museo@comune.cavassonuovo.pn.it
GALLERIA REGIONALE D’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI SPAZZAPAN
Via Marziano Ciotti, 51 – Gradisca d’Isonzo
Orario di apertura dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 (sono ammessi 18 visitatori per volta)
Tel: +39 0481 960816
@: galleriaspazzapan@regione.fvg.it
Per informazioni e visite guidate:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it -
Inaugurazione mostra “Gli Alberi di San Martino del Carso”
Venerdì 29 giugno 2018 ore 18.00 si svolgerà, presso il Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13) l'inaugurazione della mostra “Gli Alberi di San Martino del Carso”.keyboard_arrow_right
Nella mostra vengono esposti per la prima volta insieme l’Albero Isolato di Valloncello e l’Albero Storto, due reliquie presenti nelle trincee di fronte a San Martino del Carso; gli alberi, simbolo di resistenza e sofferenza dei soldati inquadrati nel 46° reggimento di Szeged e del 61° reggimento di Timisoara, sono oggi custoditi in Ungheria e Romania, e la mostra di Gorizia rappresenta l’ ultima tappa di una mostra itinerante che li ha portati a Oradea (Romania) e Budapest (Ungheria).
Ulteriori informazioni sulla pagina dedicata alla mostra. -
GO-MUSEI. Il biglietto unico dei Musei di Gorizia
Attivo "GO-MUSEI", il biglietto unico che consentirà di visitare tutti i Musei di Gorizia.keyboard_arrow_right
Si tratta di un’intesa raggiunta tra l'Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia - Erpac FVG, il Comune di Gorizia e la Fondazione Palazzo Coronini Cronberg.
Con un unico biglietto sarà possibile visitare a prezzo ridotto il Castello, il Museo della Grande Guerra, il Museo della Moda, la Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein e Palazzo Coronini Cronberg. A cui si aggiungono il Museo di Santa Chiara, la Sinagoga e il Parco di Palazzo Coronini Cronberg, a ingresso gratuito, ma inseriti nel percorso per offrire un tour completo nei luoghi più significativi di Gorizia. Un’opportunità per incentivare il turismo, ma soprattutto le bellezze artistiche di una città consapevole di possedere dei veri e propri scrigni ricchi di arte e storia.
Biglietti d'ingresso:
Biglietto intero: € 12,00
Biglietto ridotto: € 6,00
Informazioni:
Tel.: +39 348 1304726
@: musei.erpac@regione.fvg.it -
Pronti, via! I musei e le mostre di Erpac riaprono al pubblico
Pronti, via! I musei e le mostre di Erpac riaprono finalmente al pubblico. Solo nei giorni feriali e con i protocolli anti-Covid garantiti. Una ripartenza che arriva dopo una sospensione di ben tre mesi e che è legata al passaggio della nostra regione da arancione a gialla.keyboard_arrow_right
Si comincerà martedì 2 febbraio con la riapertura di “Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters”, mostra organizzata da Erpac al Magazzino delle Idee di Trieste, inaugurata lo scorso 31 ottobre e sospesa dopo una sola settimana per l’emergenza sanitaria. Prorogata fino al 2 maggio, l’esposizione vede il noto attore John Malkovich immortalato dall’obiettivo del fotografo americano Sandro Miller, in sessantuno ritratti a colori e in bianco e nero, ispirati dai grandi maestri della fotografia. Aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19.
Sempre martedì 2 febbraio, a Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia riaprirà anche “Vienna 1900. Grafica e design”, mostra prorogata fino al 28 aprile, in cui si ripercorrono le forme d'arte che caratterizzarono molti artisti della “Secessione viennese”, in particolare Josef Maria Auchentaller, nato a Vienna ma che trascorse buona parte della vita a Grado, dove morì nel 1949. Aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18.
E mercoledì 3 febbraio ripartirà anche “Plurima. Galleria d’arte Udine/Milano 1973-2012”, fino al 14 marzo alla Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo. Un’esposizione che Erpac ha voluto dedicare all’attività della galleria d’arte “Plurima”, attiva fra il 1973 e il 2012 a Udine e Milano. Aperta dal mercoledì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Riaprono i battenti anche le altre sedi gestite da Erpac, come il Museo della Grande Guerra e il Museo della Moda di Borgo Castello a Gorizia (aperti dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19), il Museo della Vita Contadina di San Vito al Tagliamento (aperto dal martedì al venerdì dalle 9 alle 13) e il Museo dell’Emigrazione di Cavasso Nuovo (aperto dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16; il venerdì dalle 9 alle 12). -
Giornata Internazionale dei Musei
Giornata Internazionale dei Musei - Ingresso Gratuitokeyboard_arrow_right
Oggi martedì 18 maggio si celebra la Giornata Internazionale dei Musei 2021. Per l’occasione, l'Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia propone l'ingresso gratuito nella sede del Museo della Grande Guerra e del Museo della Moda e delle Arti applicate di Borgo Castello a Gorizia. -
Fiori tra le trincee
Dall’Ungheria è arrivato a Gorizia sabato 25 agosto, per ricordare lo straordinario gesto del nonno, il nipote di László Szüts, il tenente ungherese che nel bel mezzo della Prima Guerra Mondiale raccolse fiori tra le trincee per arricchire di una nota gentile la sua corrispondenza con la fidanzata rimasta in patria. Si chiama Tamàs Szϋts ed è venuto a Gorizia per visitare la mostra Gli alberi di San Martino del Carso, ospitata fino al 16 settembre all’interno del Museo della Grande Guerra (Borgo Castello 13).keyboard_arrow_right
Frutto del lavoro del Gruppo speleologico carsico di San Martino e realizzata grazie a preziose collaborazioni internazionali e con il Servizio Musei e Archivi storici dell’ERPAC – Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia, l’esposizione vede nuovamente riuniti assieme, a distanza di oltre cent’anni, i due gelsi simbolo di quello che fu il primo conflitto mondiale nelle martoriate terre di San Martino del Carso: l’Albero Isolato che ispirò i celebri versi di Giuseppe Ungaretti, e l’Albero Storto, che diede nome a un’importante e pericolosa trincea che si trovava nel Bosco Cappuccio, sulla strada che da Sdraussina porta a San Martino del Carso. I due alberi simbolo della lotta sul fronte di San Martino del Carso sono solitamente custoditi al Mòra Fenec Muzeum di Szeged (Albero Isolato) e al Muzeul Banatului di Timișoara (Alberto Storto).
Oltre ai due tronchi di gelso, testimoni silenti delle atrocità della Grande Guerra, e a una serie di pannelli didattici relativi al primo conflitto mondiale la mostra, visitabile fino al 16 settembre, espone anche una serie di cartoline scritte da Doberdò, e altre località di guerra, dal tenente ungherese László Szüts alla sua fidanzata e poi moglie Maria Várad, tra l’aprile 1917 e il settembre 1918. La particolarità che differenzia questi biglietti dalla grande mole di corrispondenza intercorsa all’epoca è il fatto che sono corredati appunto da mazzolini di fiori essiccati, colti accanto alle trincee o in mezzo a paesi diroccati. Ottimamente conservati, molti di questi fiori hanno addirittura preservato le cromie originali. Testimoni di una storia d’amore a lieto fine, nonostante la guerra e l’epidemia di Spagnola, questi fiori sono una testimonianza toccante della resistenza della natura alla barbarie umana, oltre che della resistenza umana alla violenza indicibile della guerra. E proprio questa straordinaria testimonianza sarà al centro della visita-ricordo di Tamàs Szϋts, che con la sua presenza intende omaggiare la memoria del nonno e ringraziare il Museo della Grande Guerra, che attraverso questa mostra ha voluto ricordarne pubblicamente le gesta. La mostra è visitabile tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 9 alle 19. -
Visita al museo senza prenotazione
Sabato e domenica ai musei senza prenotazionekeyboard_arrow_right
Con il decreto legge n. 64 del 18.5.2021 termina l’obbligo di prenotazione per le visite il sabato e la domenica nei musei che, nel corso del 2019, hanno avuto meno di un milione di visitatori.
Dunque, nei prossimi fine-settimana fateci una sorpresa e venite a trovarci nelle nostre sedi espositive targate Erpac FVG:
Museo della Grande Guerra e il Museo della Moda di Borgo Castello a Gorizia, dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19.
Galleria Regionale d’Arte contemporanea “Luigi Spazzapan” di Gradisca d’Isonzo, aperta dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Nelle sue sale si potranno visitare le due nuove mostre “La San Marco. Cent'anni di design per il caffè” e “Sconfinaments. Da una collezione friulana di arte contemporanea”, esposizione quest’ultima che vede opere di Spazzapan, Spacal e Toffolini.
Villa Manin a Passariano di Codroipo con il suo parco, la cappella e la scuderia, orario continuato dalle 9 alle 19 (chiusa il lunedì). Nella sala esposizioni della Barchessa di Levante sarà possibile visitare la mostra "Il paesaggio dei magredi", dalle 15 alle 19 (escluso il lunedì) e nei fine settimana anche dalle 10.30 alle 13.
Museo della vita contadina di San Vito al Tagliamento (PN), dal martedì al venerdì dalle 9 alle 13, sabato e domenica dalle 10 alle 18.
Museo dell'Emigrazione Cavasso Nuovo (PN), dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12; sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30.
Per visitare il Faro della Vittoria la prenotazione continua a essere obbligatoria, scrivendo un’email a info@magazzinodelleidee.it oppure telefonando allo 040/3774783 nei seguenti giorni e orari: dal lunedì al giovedì dalle 10 alle 12; venerdì e sabato dalle 17 alle 19; domenica dalle 10 alle 12.
Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia CHIUSO PER RIALLESTIMENTO.
Magazzino delle Idee di Trieste CHIUSO PER RIALLESTIMENTO. -
Giro d'Italia
Domenica 23 maggio il Giro d’Italia arriverà a Gorizia. La tappa cittadina, che mancava da 20 anni, si svilupperà attraverso le vie del centro e della periferia.keyboard_arrow_right
Per festeggiare l’evento, Erpac FVG propone l'ingresso gratuito nelle sue sedi del Museo della Grande Guerra, del Museo della Moda e delle Arti applicate di Borgo Castello a Gorizia e alla Galleria Regionale d’arte contemporanea Luigi Spazzapan di Gradisca d’Isonzo. -
Presentazione dei lavori di riqualificazione dei giardini dei Musei di Borgo Castello e della nuova videoinstallazione nel percorso del Museo della Grande Guerra
I giardini dei Musei Provinciali, uno dei luoghi più suggestivi di Borgo Castello, nei prossimi giorni verranno restituiti ai goriziani, in una vesta nuova e più fruibile. Grazie infatti a una serie di lavori di pulizia, piantumazione e sistemazione di panchine, manufatti e spazi pavimentati, i giardini si presentano ora come un ambiente espositivo a cielo aperto, da cui godere sia del verde circostante sia del panorama sul resto della città.keyboard_arrow_right
I lavori rientrano nel progetto Walk of Peace, programma europeo interreg Italia/Slovenia, di cui fanno parte ERPAC FVG e vari partner sloveni e veneti e che mira a uno sviluppo sostenibile del patrimonio della prima guerra mondiale tra le Alpi e l'Adriatico. Costo complessivo dell’opera 260mila euro, di cui 150mila finanziati da fondi europei e 110mila da fondi di bilancio dell’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia.
I giardini saranno fruibili negli orari di apertura dei Musei Provinciali e saranno accessibili anche alle persone con una limitata capacità motoria. Nelle prossime settimane, inoltre, verranno aggiunti dei manufatti lapidei che si riferiscono alla Grande Guerra, tra cui una scultura raffigurante un soldato della territoriale austriaca e due cippi italiani.
All’inizio dei lavori l’area si presentava come una superficie incolta, dove si erano sviluppate erbacee infestanti, arbusti e alberature spontanee. Il progetto quindi ha puntato prima su una pulizia di queste specie vegetali, per poi riorganizzare l’area con nuove piantumazioni collocate nella parte prospiciente l’edificato. Una scelta non casuale, che da un lato nobilita la facciata dell’edificio e ne determina una sorta di nuovo basamento, mentre dall’altro lascia libera la vista verso la città di Gorizia, così da garantire una sorta di belvedere.
Oltre ai lavori di riqualificazione dei giardini, verrà presentata una nuova videoinstallazione interattiva presente nel percorso del Museo della Grande Guerra. Realizzata da Cameranebbia di Milano, la videoinstallazione prende in considerazione il percorso umano e artistico di sei artisti del Goriziano, Italico Brass, Luigi Spazzapan, Veno Pilon, Sofronio Pocarini, Ivan Čargo, Bruno Ernesto Cossar(o), e ne segue le vicende: austro-ungarici per nascita, durante la prima guerra mondiale vestono divise differenti, se ne vanno altrove per necessità o per scelta.
La videoinstallazione scompone e ricompone le opere di questi artisti offrendo un punto di vista diverso per conoscere la loro vita e le loro opere. Un sistema interattivo offre al visitatore degli approfondimenti fruibili in italiano, sloveno e inglese. La realizzazione è frutto della collaborazione con l’Accademia slovena di scienze e arti di Lubiana ed è stata resa possibile dal contributo di istituzioni italiane e slovene, che hanno permesso la riproduzione delle opere delle loro collezioni, nello specifico la Pilonova galerija di Ajdovščina, il Goriški muzej, i Civici Musei di Udine, la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, la Galleria d'arte moderna e contemporanea di Roma, l'Archivio di Stato di Gorizia.
La presentazione dei lavori e della nuova videoinstallazione nel percorso del Museo della Grande Guerra, avrà luogo venerdì 2 luglio alle 18.30, direttamente nell’area interessata. Seguirà un brindisi.
L’accesso alla presentazione sarà limitata ai soli invitati. -
Giornata della Cooperazione Europea
Martedì 21 settembre, in occasione della celebrazione del 10° anniversario della Giornata della Cooperazione Europea (EC-Day), il Museo della Grande Guerra e il Museo della Moda di Borgo Castello a Gorizia sarà aperto al pubblico dalle 9 alle 19 con ingresso gratuito.keyboard_arrow_right
Obiettivo dell’EC-Day è diffondere i benefici della cooperazione tra la società e i cittadini attraverso modi innovativi per presentare come la cooperazione può migliorare la vita delle persone.
Durante la giornata, i volontari IVY “Interreg volunteer youth” saranno disponibili nei nostri Musei per fornire maggiori informazioni al pubblico relative alla campagna dedicata alla giornata della cooperazione e per distribuire materiali e gadget.
Per info sul progetto: https://ecday.eu/
Per informazioni:
@: musei.erpac@regione.fvg.it
Tel.: +39 0481 385228 -
Proroga mostra “Gli alberi di San Martino del Carso”
La mostra “Gli alberi di San Martino del Carso”, ospitata presso il Museo della Grande Guerra di Gorizia, dove sono esposti l’Albero Isolato di Valloncello e l’Albero Storto, simboli della distruzione che ha portato il primo conflitto modiale nei territori di San Martino del Carso assieme ad una serie di cartoline scritte dal tenente ungherese László Szüts, corredate da mazzolini di fiori essiccati, colti accanto alle trincee o in mezzo a paesi diroccati e ottimamente conservati, è stata prorogata fino a domenica 23 settembre.keyboard_arrow_right
Ulteriori informazioni sulla mostra nella pagina dedicata. -
Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline
Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsolinekeyboard_arrow_right
PROROGATA AL 30 MAGGIO 2023
Museo della Grande Guerra, della Moda e delle Arti Applicate
Borgo Castello 13 – Gorizia (GO)
Dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19
lunedì: chiuso
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito
APERTURE STRAORDINARIE
MARTEDì 25 APRILE DALLE 9 ALLE 19
LUNEDì 1° MAGGIO DALLE 9 ALLE 19 - INGRESSO CON BIGLIETTO RIDOTTO
Visite guidate alla mostra ogni sabato e domenica alle ore 17.30.
La prenotazione alla visita guidata è consigliata scrivendo a didatticamusei.erpac@regione.fvg.it oppure telefonare al numero +39 348 1304726
Per informazioni:
+39 0481 385228
DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE.
L'UTILIZZO DELLE MASCHERINE E' CONSIGLIATO.
BIGLIETTI D'INGRESSO
(biglietto unico per tutti i musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6 euro
Biglietto ridotto: 3 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Il biglietto prevede l’ingresso per il Museo della Grande Guerra, il Museo della moda, la Collezione Archeologica ed eventuali mostre in corso nella stessa sede.
Per chi volesse visitare anche Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca, ed eventuali sue mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7 euro, ridotto 4 euro.
Nel 2017 le Madri Orsoline lasciavano Gorizia, dopo avere inciso in modo significativo sulla vita spirituale, culturale e civile del Goriziano per quasi tre secoli e mezzo. Il patrimonio del monastero, però, conservato pressoché intatto malgrado due conflitti mondiali, non ha lasciato la città, grazie al concorso delle principali istituzioni attive sul territorio. L’archivio storico del monastero è oggi conservato e consultabile all’Archivio storico dell’Arcidiocesi di Gorizia; manoscritti appartenenti alla biblioteca sono stati acquistati dalla Biblioteca Statale Isontina. L’ERPAC FVG – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia ha invece acquistato la quadreria, un importante corpus di incisioni settecentesche, i mobili della sacrestia dell’antico monastero, insieme a un patrimonio tessile decisamente unico. Questo infatti spazia dai paramenti sacri più sontuosi, rutilanti di oro e argento, alle più umili – ma sempre impeccabili – testimonianze dei lavori manuali, quelli che si definivano “lavori donneschi”, che le monache praticavano e insegnavano alle proprie allieve. Sì, perché la cifra distintiva delle Orsoline risiedeva proprio nella vocazione all’insegnamento, attività praticata durante tutto l’arco cronologico della loro lunga, operosa permanenza in città.
Nella sede di Borgo Castello dei Musei Provinciali di Gorizia, un programma di mostre - che si è aperto il 30 novembre 2021 per proseguire fino alla primavera del 2023 - consentirà di scoprire i settori del patrimonio culturale delle Orsoline acquistato da ERPAC FVG. Fulcro delle manifestazioni sarà il 2022, 350° anniversario dell’arrivo delle prime monache in città.
Tutto ebbe inizio nel 1672
Il 24 marzo 1672 una lettera del Nunzio apostolico a Vienna, monsignor Mario Alberizzi, fonda ufficialmente il monastero di Sant’Orsola di Gorizia quale filiazione di quello delle Orsoline viennesi. L’atto, che ha l’appoggio della corte austriaca, è frutto dell’iniziativa di molti: si attivano i Gesuiti, e così la nobiltà locale; le sorelle goriziane Maria e Anna Bonsi mettono a disposizione la propria casa, nei pressi del convento di Santa Chiara. Lasciata Vienna con il Placet ottenuto da Wilderich von Walderdorff, allora principe vescovo di Vienna, il gruppo delle sei fondatrici, guidato dalla superiora Caterina Lambertina Pauli-Stravius e dalla prefetta Angela Aloisia, entrambe provenienti da Liegi, raggiungono Gorizia l’8 aprile 1672.
Un respiro europeo: case “madri” e “figlie”
La Compagnia di Sant’Orsola era stata fondata a Brescia, nel 1535, da sant’Angela Merici. Distinte dal desiderio di conciliare vita contemplativa e impegno sociale, le Orsoline si dedicano all’educazione delle ragazze. Si diffondono rapidamente in Italia e in Francia, dove dal primo Seicento osservano la clausura, ma possono aprire scuole aperte ad alunne esterne. Dalla Francia si espandono nelle Fiandre e nei paesi di lingua tedesca, attraverso congregazioni di monasteri, autonomi l’uno rispetto all’altro, ma legati dalla comune provenienza. Dal monastero di Bordeaux (1618) deriva quello di Liegi (1622), che genera il monastero di Colonia (1639) e quello di Praga (1655). Orsoline provenienti da Liegi, Colonia e Praga (tra loro Caterina Lambertina Pauli-Stravius, che a Gorizia diverrà superiora) fondano il monastero di Vienna (1660), da cui derivano quelli di Klagenfurt (1670), Gorizia (1672), Bratislava (1676), Linz (1679) e Graz (1686), che Vienna istituisce con l’apporto di Gorizia.
A loro volta Klagenfurt dà vita al monastero di Salisburgo (1695), Bratislava a quello di Varaždin (1703), mentre da Gorizia emanano Lubiana (1702) e Cividale (1843).
Il monastero di Gorizia
La casa in cui le religiose fondatrici sono accolte si rivela da subito insufficiente. La priora s’impegna a ricercare una sede più adatta, che trova ai piedi del colle del Castello. Acquistata la casa Volante, dotata d’orto e cortile interno, la comunità vi si stabilisce già il 9 agosto del 1672. Nel 1675 si acquista la casa contigua e nel 1678 inizia la ristrutturazione degli stabili. I lavori, diretti dai capimastri lombardi Giovanni Battista e Pietro Giani, si protrarranno fino al 1685, interrompendosi nel 1682 a causa dell’epidemia di peste che colpisce la città. La costruzione della chiesa aperta al culto pubblico termina nel 1683, l’anno successivo è ultimato il campanile. L’area occupata dal monastero si amplia progressivamente, fino a occupare la vasta area compresa tra la contrada dei Macelli (oggi via Morelli) e l’odierna via delle Monache, sulla quale s’affaccia la chiesa. Il complesso viene così a raccordare il nucleo antico della città, ai piedi del Castello, con i settori di nuova espansione, al di là del Travnik (l’odierna piazza della Vittoria).
L’ente diviene proprietario di un vasto patrimonio fondiario, nato da donazioni e dalle doti delle religiose, reclutate fino all’Ottocento solo presso famiglie nobili, ampliato e concentrato mediante una serie di acquisti e permute, documentate dalle carte conservate fino a oggi nell’archivio del monastero.
Data al 1904 la definitiva aggregazione del monastero goriziano all’Unione romana che, esito di una riforma dell’organizzazione delle Orsoline avviata negli anni finali dell’Ottocento, riunisce tutti i monasteri sotto un’unica superiora generale, con sede a Roma. Riveste tale carica, dal 1910 al 1926 madre Angela Lorenzutti, già maestra delle novizie a Capriva e dal 1928 alla morte, nel 1933, superiora a Gorizia.
Una vocazione per l’insegnamento
Fin dalla sua istituzione nel XVI secolo, la Compagnia di Sant’Orsola riserva una particolare attenzione alla pratica educativa, non solo quella rivolta al suo interno, ovvero verso le religiose, ma anche e soprattutto verso l’esterno, verso coloro che avrebbero continuato a vivere nel secolo. Un’attività educativa specifica e attiva, destinata in origine alle donne che, per qualche tratto, può essere vista come parallela a quella tutta maschile dei Gesuiti, anche se condotta su livelli diversi.
Le Orsoline, subito dopo la fondazione del proprio monastero a Gorizia nel 1672, attivano qui un "educandato" ovvero un convitto aperto anche ad allieve non destinate alla vita monastica, e una vera e propria scuola rivolta all’esterno. Le due istituzioni sono però ben distinte: le educande infatti devono vivere lontane dal contatto con il mondo e dalle sue corruzioni. Dalle cronache del monastero apprendiamo come l’apertura in particolare della scuola riscontri fin da subito un grandissimo successo: «vi erano circa cento figliuole, e se il sito fosse stato maggiore, ne avrebbero pigliate assai più». La scuola accoglie fanciulle di età e condizione sociale molto diverse; l’educazione impartita comprende pratiche di pietà e catechismo, leggere e scrivere, oltre ai lavori femminili. Le convittrici, col tempo, aiutano le madri nella scuola esterna.
L’attività educativa del monastero attraversa i secoli, adeguandosi all’evoluzione della legislazione asburgica e consolidando la fama della qualità del proprio insegnamento. La riconosciuta utilità sociale del monastero lo preserva dalle soppressioni giuseppine e dalle occupazioni napoleoniche.
La prima guerra mondiale porta delle conseguenze pesanti: l’edificio che per secoli ha ospitato le religiose e la loro scuola deve essere abbandonato, e viene trovata una nuova sistemazione nella Villa Ceconi, cui viene aggiunta una nuova ala. Continua l’azione educativa delle Orsoline che, adeguandosi alle nuove esigenze normative, mantengono sempre viva l’attenzione verso la scuola di base.
Nel secondo dopoguerra l’attenzione delle Madri Orsoline verso l’istruzione scolastica si concretizza a lungo nell’asilo, nella scuola elementare, nella scuola media, e anche nella scuola magistrale parificata, che preparava le maestre d’asilo e che termina la propria attività nel 1990.
Le carte dell’archivio delle Madri Orsoline conservano la memoria di queste molteplici realtà fino al presente, consentendo di ripercorrere la vita di un istituto che ha accompagnato per più di tre secoli la crescita di Gorizia e, in particolare, quella di tante donne goriziane.
L’annuncio, nel 2013, della chiusura della scuola primaria, collegata al trasferimento da Gorizia della comunità delle Orsoline, ha visto la nascita, a opera di alcune insegnanti laiche già in servizio all’istituto, della scuola primaria paritaria “Sant’Angela Merici” che, gestita da Abimis - Società Cooperativa Sociale Onlus, opera a tutt’oggi. Le Orsoline lasceranno la città nel 2017, salutate dalla Chiesa goriziana con un solenne Te Deum di ringraziamento.
Il percorso espositivo
SALA 1 Immaginando un monastero femminile dei secoli passati, si potrebbe essere indotti a pensare a un luogo astratto dal mondo esterno. Non è certo il caso del monastero goriziano di Sant’Orsola, per diversi ordini di considerazioni che in mostra vengono presentati.
La provenienza stessa delle prime Orsoline dal nord Europa e la rete dei monasteri che vengono via via fondati a ritmo serrato testimoniano di un respiro europeo. Centroeuropeo si mantiene il contesto di riferimento per almeno il primo secolo di storia, in cui sono attestate provenienze delle monache dai territori dell’impero asburgico (Vienna, Salisburgo, Linz, Klagenfurt, Lubiana, Graz, Trieste), ma anche dalla vicina Serenissima (Venezia, Vicenza). Nel monastero, a testimonianza del suo prestigio, sono rappresentate alcune tra le famiglie aristocratiche più cospicue: Lantieri, Coronini, Edling, Cobenzl, Delmestri, Attems, Herberstein, Rabatta, Prata…
L’insegnamento è una delle modalità con cui si realizza il contatto tra l’ambiente monastico e l’ambiente circostante: subito dopo la fondazione del proprio monastero a Gorizia nel 1672, le Orsoline attivano qui sia un "educandato", un convitto aperto anche ad allieve non destinate alla vita monastica, che una vera e propria scuola rivolta all’esterno. La scuola accoglie fanciulle di età e condizione sociale molto diverse; l’educazione impartita comprende pratiche di pietà e catechismo, aritmetica, musica, canto e materie destinate ad affinare le doti necessarie al governo di una casa e alla vita sociale. Si insegnano infine i lavori cosiddetti “donneschi”, che educano alla concentrazione, alla pazienza, alla bellezza e, non da ultimo, alla preghiera. Il cucito, il ricamo e il merletto coroneranno poi la vita delle fanciulle più fortunate come elegante passatempo, ma forniranno a quelle dei ceti più umili capacità professionali estremamente utili per una eventuale autosufficienza nel mondo che le attende, spesso difficile e aspro.
Una serie di immagini provenienti dall’archivio del monastero, ora custodito dall’Archivio storico dell’Arcidiocesi di Gorizia, mostra alcune delle molte classi scolastiche succedutesi nel tempo: spesso le bambine esibiscono i frutti del loro lavoro, come gli imparaticci di ricamo. In centro sala, una sorta di Wunderkammer a forma di croce racchiude campionature delle lavorazioni praticate in monastero, insieme a manuali, attrezzi, filati.
SALA 2 Dal mondo esterno e dall’ambiente di provenienza le monache portano usanze e mode del mondo laico, anche sotto forma di tessuti e abiti in dote. Nei secoli passati i tessuti, di produzione manuale e dotati di pregio intrinseco dato dall’uso di filati preziosi quali seta, oro e argento, conoscevano molte vite. Molto frequente era la trasformazione da abito femminile a parato ecclesiastico, come didatticamente si illustra in mostra. In proposito, la tradizione orale delle monache, messa per iscritto nel “Manoscritto della sacrestana” del 1956, riporta per il parato più spettacolare del monastero, non a caso dedicato a Sant’Orsola, l’illustre provenienza del ricamo da “un manto dell’Imperatrice Maria Teresa donato ad una damigella che venne in convento per farsi religiosa, ma non fece professione perché il Capitolo non l’accettò”. In mostra il parato di Sant’Orsola è accostato a un ritratto di Maria Teresa, opera di Scuola di Martin van Meytens, inserito nella monumentale cornice dorata, con stemma della Contea di Gorizia, del 1749, capolavoro di Antonio Prestinti e Francesco Lampi (NB: cornice e dipinto già appartenevano alle collezioni dei Musei Provinciali di Gorizia).
Nel caso di tessuti di provenienza laica, è sintomatica l’assenza di simbologia religiosa: a questo potevano poi surrogare le monache, eccellenti ricamatrici. Il loro repertorio decorativo veniva in primis dalle Sacre scritture, ma non era certo estraneo alle mode del momento. In ambito vegetale, ad esempio, rosa, giglio e garofano, come anche mela e melagrana, costituivano riferimenti simbolici molto chiari, mentre tulipano e peonia rappresentavano un portato della generale fascinazione delle arti decorative europee tra Sei e Settecento per l’Oriente, sia vicino che lontano.
Deriva da un tessuto francese alla moda del primo quarto del Settecento una splendida pianeta gialla con motivo a pizzo, cui si affianca, per analogia stilistica, lo straordinario “Pizzo Coronini”, proveniente dalla Fondazione Palazzo Coronini Cronberg, unico prestito presente in mostra.
Parlano degli influssi che dall’esterno filtravano in monastero anche i modelli a stampa per ricamo provenienti da Augsburg e cartoni da ricamo e da merletto provenienti da Venezia. A Chioggia e in Carniola si acquistavano poi trine che dovevano fungere da prototipo per il laboratorio monastico, in aggiunta ai merletti fiamminghi a fuselli, la cui lavorazione le Orsoline avevano introdotto in città.
SALA 3 Ma qual era il mondo esterno immaginato dalle monache? È ben esemplificato da una ricca serie di cartoni da ricamo o arazzo settecenteschi realizzati all’interno del monastero con grande fantasia: ai più prevedibili modelli per paramenti sacri o scene tratte dalle Sacre scritture si affiancano soggetti laici con palazzi e giardini recintati, dame, cavalieri, concerti, passeggiate in carrozza, scene di caccia e scenette arcadiche con pastori o giardinieri.
Con il mondo esterno le Orsoline si relazionano anche per il tramite del loro laboratorio, che realizza ricami e merletti non solo per uso interno, ma anche per una committenza esterna, sia ecclesiastica che laica, come documentano i cartoni da ricamo settecenteschi del laboratorio. Un modello per dalmatica porta il riferimento a “2 Pianette delli Padri Carmelitani”, verosimilmente quelli del monastero della Castagnavizza; diversi poi sono i modelli da ricamo per capi laici: non solo quelli a stampa provenienti da Augsburg, ma anche quelli creati in monastero e concernenti sottomarsine maschili, capi femminili come pettorine, bustini, borse, cuffie, fazzoletti oppure elementi d’arredo come schienali e sedute di sedie e divanetti.
SALA 4 Trionfo barocco! Nell’ultima sala del percorso espositivo si concentrano alcuni tra i paramenti sacri più belli usciti dal laboratorio delle Orsoline, allestiti sullo sfondo di gigantografie di dettagli della lavorazione, che ne fanno comprendere l’assoluta perfezione. Paramenti e allestimento mirano a colpire il visitatore con la forza del colore e lo scintillio dell’oro e dell’argento, alludendo all’esperienza - mistica ed estetica - prodotta dalla visita a una chiesa barocca.
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Ingresso gratuito
Dal 1° dicembre al 31 dicembre 2021 il Museo della Grande Guerra, il Museo della Moda e delle Arti Applicate e la Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia, saranno aperti al pubblico con ingresso gratuito.keyboard_arrow_right -
Apertura straordinaria
Apertura straordinariakeyboard_arrow_right
Lunedì 6 e mercoledì 8 dicembre le sedi espositive di Erpac FVG saranno aperte al pubblico
A Gorizia, il Museo della Grande Guerra e il Museo della Moda e delle Arti applicate, con la nuova mostra "Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline", saranno aperti dalle 9 alle 19.
La Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein aperta dalle 10 alle 18.
A Gradisca d’Isonzo, la Galleria Regionale d'Arte contemporanea Luigi Spazzapan con la mostra “Spazzapan. Fondo Milva Biolcati / Maurizio Corgnati”, sarà aperta dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Mercoledì 8 dicembre a San Vito al Tagliamento (PN) sarà aperto il Museo della vita contadina "Diogene Penzi" dalle 10 alle 18.
INGRESSO GRATUITO -
Orari festività natalizie
In occasione delle prossime festività natalizie, le mostre organizzate da Erpac FVG – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia - saranno aperte nei seguenti giorni e orari.keyboard_arrow_right
A Gorizia la mostra “Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline”, al Museo della Moda e delle Arti applicate (Borgo Castello 13): dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19; lunedì chiuso; 25 dicembre chiuso; aperture straordinarie 24 dicembre dalle 9 alle 13, 26 dicembre dalle 9 alle 19, 1° gennaio dalle 13 alle 19, 6 gennaio dalle 9 alle 19.
Ingresso gratuito fino al 31 dicembre 2021
INFO: +39 0481 385228, musei.erpac@regione.fvg.it
A Gradisca d’Isonzo, la mostra “Spazzapan. Il fondo Milva Biolcati/Maurizio Corgnati”, alla Galleria Regionale d’Arte contemporanea Luigi Spazzapan (via Ciotti 51): dal mercoledì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19; lunedì e martedì chiuso; 25 dicembre chiuso; aperture straordinarie 24 dicembre dalle 10 alle 13, 26 dicembre dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, 1° gennaio dalle 15 alle 19, 6 gennaio dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
Ingresso gratuito fino al 13 marzo 2022
INFO: +39 0481 960816, galleriaspazzapan@regione.fvg.it
Di seguito le aperture delle altre sedi espositive.
Museo della Grande Guerra di Gorizia: 24 dicembre dalle 9 alle 13, 25 dicembre chiuso, 26 dicembre dalle 9 alle 19, 31 dicembre dalle 9 alle 13, 1° gennaio dalle 13 alle 19, 6 gennaio dalle 9 alle 19.
Ingresso gratuito fino al 31 dicembre 2021.
INFO: +39 0481 385228, musei.erpac@regione.fvg.it
Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia: 24 dicembre dalle 10 alle 13, 25 dicembre chiuso, 26 dicembre dalle 10 alle 18, 31 dicembre dalle 10 alle 13, 1° gennaio dalle 13 alle 18, 6 gennaio dalle 10 alle 18.
Ingresso gratuito fino al 31 dicembre 2021.
INFO: +39 0481 385335, musei.erpac@regione.fvg.it
Museo della Vita contadina di San Vito al Tagliamento: 24 dicembre dalle 9 alle 13, 25 dicembre chiuso, 26 dicembre dalle 10 alle 18, 31 dicembre dalle 9 alle 13, 1° gennaio dalle 13 alle 18, 6 gennaio dalle 10 alle 18.
Ingresso gratuito.
INFO: +39 0434 833275, musei.erpac@regione.fvg.it, museo.diogene.penzi@regione.fvg.it
Museo dell’Emigrazione di Cavasso Nuovo: 24 dicembre dalle 10 alle 13, 25 dicembre chiuso, 26 dicembre dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17, 31 dicembre dalle 10 alle 13, 1° gennaio dalle 15 alle 17, 6 gennaio dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17.
Ingresso gratuito.
INFO: +39 0427 77014 , musei.erpac@regione.fvg.it, museo@comune.cavassonuovo.pn.it -
Ingresso gratuito ai Musei Provinciali di Gorizia
L’ingresso alle sedi museali goriziane (Borgo Castello 13 e Palazzo Attems Petzenstein) sarà gratuito neikeyboard_arrow_right
giorni 22-23 settembre (Giornate europee del patrimonio) e 27-30 settembre (Gusti di frontiera).
In occasione delle Giornate europee del patrimonio l’offerta di visite guidate gratuite è concentrata a Borgo Castello con un doppio appuntamento.
22 e 23 settembre:
• h 11.00 L’atelier dei fiori. Gli abiti di Roberto Capucci incontrano le immagini di Massimo Gardone
• h 16.00 Museo della Grande Guerra e mostra Gli alberi di San Martino del Carso
Per Gusti di frontiera, invece, l’offerta di visite guidate gratuite si concentra su Palazzo Attems Petzenstein dove sarà in corso una nuova mostra.
27, 28, 29 e 30 settembre:
• h 16.00 Sogni di latta… e di cartone. Tabelle pubblicitarie italiane. 1900-1950 -
Ingresso gratuito per tutte le donne
In occasione della Giornata internazionale della donna, le seguenti sedi gestite da ERPAC FVG saranno a ingresso gratuito per tutte le donne: Musei Provinciali di Borgo Castello, con la mostra “Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline”, il Museo della Moda e della Arti applicate e il Museo della Grande Guerra (orario 9 – 19); Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia (orario 10 – 18).keyboard_arrow_right -
Patrono di Gorizia, Musei ERPAC aperti
Mercoledì 16 marzo, in occasione della ricorrenza dei Santi Ilario e Taziano - Patroni di Gorizia, i Musei Provinciali saranno aperti al pubblico con i seguenti orari:keyboard_arrow_right
Museo della Grande Guerra, dalle 9 alle 19;
Museo della Moda e delle Arti applicate, dalle 9 alle 19;
Pinacoteca Palazzo Attems Petzenstein, dalle 10 alle 18
Per informazioni:
@: musei.erpac@regione.fvg.it
Tel.: +39 0481 385228; +39 348 1304726 -
Conferenza “Raffigurare il conflitto: gli artisti friulani nella Grande Guerra”
In occasione delle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra, il Servizio Musei e Archivi Storici dell’ERPAC ospita, venerdì 12 ottobre 2018 ore 18.00, presso il Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13) la conferenza “Raffigurare il conflitto: gli artisti friulani nella Grande Guerra” a cura della dott.ssa Isabella Reale per approfondire il tema dell’arte figurativa durante il periodo del conflitto.keyboard_arrow_right
Il centenario della Grande Guerra ha visto anche nella nostra regione molte iniziative che hanno preso in esame vari aspetti del conflitto, spaziando dalla cronaca alla storia, anche se a parte L’Europa in guerra, la mostra a cura di Piero Del Giudice allestita tra il 2014 e il 2015 a Trieste e a Trento, l’arte figurativa non è stata oggetto di indagini approfondite: di fatto sul campo di battaglia si composero non solo poesie, tavole paro-libere, ma anche schizzi, dipinti, opere che recentemente varie mostre in Italia e all’estero hanno ampiamente valorizzato, e che hanno anche cambiato il corso della storia dell’arte contemporanea. Questo argomento per il Museo della Grande Guerra di Gorizia, che dal 1924 si occupa di divulgare contenuti legati alla Grande Guerra dentro e fuori dagli anniversari, sarà oggetto di un progetto europeo nei prossimi mesi.
Sul Carso vennero a combattere da tutta Italia pattuglie di futuristi capitanati da Marinetti, tra cui l’architetto Sant’Elia che qui trovò la morte e che sarà poi celebrato dall’udinese Michele Leskovic, ma anche, dall’altra parte della barricata, tra le truppe austro-ungariche, pittori d’avanguardia quali Kokoschka: tra le file degli “artisti-combattenti” figurano molti friulani, alcuni caduti in guerra e presto dimenticati, anche se i loro eredi affidarono le loro opere ai nostri Musei (Vittorio Cadel, Albino Candoni, Pietro Cassutti), altri sentirono l’esigenza di raccontare l’esperienza della guerra nei modi dell’avanguardia (“Futurciotti”, Luigi De Giudici) e c’era chi aveva l’incarico di disegnare i campi di battaglia (Italico Brass, Fabio Mauroner, Livio Bondi). Qualcuno di loro, come nel caso di Pio Rossi, originario di Forlì ma subito dopo la guerra trasferitosi a Pordenone, conservò gelosamente i suoi taccuini di guerra, fitti di ricordi e disegni in particolare dedicati a Gorizia, senza mai mostrarli, che solo recentemente gli eredi hanno dato alle stampe. E nonostante il tempo di guerra, molte storie si intrecciarono in quei giorni in Friuli testimoniando come l’arte svolgesse un ruolo primario nella vita quotidiana dei soldati: mostre, come quella allestita nel 1916 a Tolmezzo, o inaugurazioni di pale d’altare, come la La Madonna delle nevi donata da Pietro Fragiacomo per la cappella del Pal Grande.
Tra i tanti soggetti che caratterizzano e accomunano, al di qua e al di là dei fronti opposti, le opere degli artisti in guerra, uno in particolare riguarda da vicino la storia delle nostre comunità, quello dell’Esodo dopo la ritirata di Caporetto dei militari e soprattutto dei civili, un dramma fissato dallo sguardo partecipe di artisti quali Lorenzo Viani o Pellis, e che al di là di tante descrizioni di cronaca e letteratura, ispirò opere d’arte capaci di parlare un linguaggio oggi più che mai universale.
ISABELLA REALE storico dell’arte e conservatore di museo, allieva di Decio Gioseffi all’Università di Trieste, e a Padova di Franca Zava Boccazzi, con Aldo Rizzi ha dato vita nel 1983 a Udine alla Galleria d’arte moderna e ideato e allestito le Gallerie del Progetto, operando per documentare e valorizzare l’opera degli artisti friulani, arricchendo le collezioni civiche con importanti acquisizioni. Tra le sue varie mostre e pubblicazioni, in particolare dedicate a Luca Carlevarijs e al vedutismo veneziano, alle Arti a Udine nel Novecento, a Dino, Mirko e Afro Basaldella, tra le più recenti ricordiamo i cataloghi delle mostre Paesaggi d’acqua. Luci e riflessi nella pittura veneziana dell’Ottocento (Allemandi ed., Torino 2011), Il cibo dell’arte, natura morta e convivialità della pittura dell’Ottocento tra Venezia, Trieste e il Friuli (Silvana ed., Milano 2011), Lo splendore di Venezia (Silvana ed. Milano 2016); Mirko, ritorno a Firenze (Firenze, 2017), La pieve d’Asio e le chiese di Clauzetto (Udine, 2017), Le chiese della val d’Arzino (Udine, 2018).
L'evento è organizzato da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Presentazione del libro “Cento anni di Grande Guerra. Cerimonie, monumenti, memorie e contromemorie”
L’ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici prosegue la promozione degli eventi commemorativi del Centenario della Grande Guerra ospitando, martedì 16 ottobre 2018 ore 18.00, presso la sua sede di Borgo Castello la presentazione del volume “Cento anni di Grande Guerra. Cerimonie, monumenti, memorie e contromemorie” a cura del dott. Quinto Antonelli.keyboard_arrow_right
Alla presentazione del libro, aperta a tutta la cittadinanza con ingresso libero e gratuito, interverrà il prof. Paolo Malni.
“Cento anni di Grande Guerra. Cerimonie, monumenti, memorie e contromemorie” (Quinto Antonelli, Donzelli 2018) è un’opera corposa e complessa, che ricostruisce il processo di formazione della memoria – o meglio delle memorie e della loro narrazione pubblica – della Prima Guerra Mondiale in Italia, un percorso per nulla scontato, che ha visto l’affacciarsi, di volta in volta, di spinte e protagonisti diversi, in relazione al ruolo che il ricordo e il racconto della guerra hanno rivestito nella cultura e nell’opinione pubblica nel secolo che ci separa dalla sua conclusione.
Viene analizzato il sedimentarsi fin dal primo dopoguerra della visione nazionalista del conflitto affermatasi durante gli anni del Fascismo, che ne fece un mito fondante, ma che ha continuato a vivere, in forme e modi diversi e depurati degli aspetti più legati al regime, anche durante la storia repubblicana e che ancora oggi è presente in non poche delle iniziative legate al Centenario.
Il volume è un’indagine sui protagonisti della costruzione di quella memoria: piuttosto che agli storici o ai letterati – oggetto di innumerevoli studi – Antonelli rivolge la propria attenzione ai membri delle associazioni combattentistiche, a giornalisti e registi cinematografici, ai maestri e agli autori di opere per la scuola e l’infanzia, il cui ruolo nel plasmare l’immagine dominante della guerra fu essenziale.
L’operato dei protagonisti è ricostruito anche attraverso una serie di fonti apparentemente minori, opuscoli, riviste d’arma, manuali scolastici – ed ai processi di formazione educativa Antonelli riserva una parte significativa del volume – repertori di canti, forme di comunicazione di massa che documentano la fissazione del mito della Grande Guerra nell’immaginario collettivo degli italiani. Il libro dedica largo spazio alle cerimonie, alle celebrazioni patriottiche e ai luoghi che nel corso del tempo sono diventati i simboli della Grande Guerra e un’attenzione particolare è rivolta proprio ai territori attraversati dal conflitto, le “terre redente”, oggetto di sacralizzazione, sedi privilegiate delle iniziative commemorative e dei riti di quella che voleva essere una nuova “religione della patria”.
L’autore, però, segue anche il filo delle memorie antagoniste, catalizzate dagli ambienti socialisti degli anni immediatamente seguenti al conflitto, poi eclissate durante il Ventennio e riemerse negli anni Sessanta e Settanta grazie agli storici che cercarono di dare un’interpretazione diversa della Grande Guerra, denunciandone gli orrori con uno sguardo tutt’altro che conciliante con la visione predominante. Questa riscoperta degli aspetti più controversi delle esperienze che milioni di italiani dovettero subire, si avvalse anche della raccolta – allora ancora possibile – delle testimonianze di chi aveva vissuto la guerra e all’utilizzo di quello che oggi è un vasto corpus di scritture e canti popolari, frutto di una ricerca dal basso che dura tuttora.
Quest’intreccio di memorie diverse e di usi pubblici della storia contrastanti, viene analizzato con una grande ricchezza di rimandi e riflessioni storiografiche (pur non volendo essere un’opera sulla storiografia) e soprattutto con uno spirito critico che non dimentica mai la realtà della guerra, il suo orrore, la sua opera di disumanizzazione di quanti, militari ma anche civili, ne furono loro malgrado coinvolti.
QUINTO ANTONELLI, roveretano, è responsabile dell’Archivio della scrittura popolare presso la Fondazione del Museo storico del Trentino. Si è occupato di storia della scuola e dei processi di alfabetizzazione, delle forme della scrittura popolare, con particolare riferimento ai combattenti dei conflitti mondiali. Nella sua vasta e pluridecennale produzione storiografica spiccano Il popolo scomparso. Il Trentino, i Trentini nella Prima guerra mondiale 1914-1920, curato assieme a Diego Leoni, Nicolodi, Rovereto 2003; I dimenticati della Grande Guerra. La memoria dei combattenti trentini (1914-1920), Il Margine, Trento 2008; Storia intima della grande guerra. Lettere, diari e memorie dei soldati dal fronte, Donzelli, Roma 2014, insignito nel 2015 del prestigioso Premio internazionale The Bridge; Cento anni di Grande Guerra. Cerimonie, monumenti, memorie e contromemorie, Donzelli, Roma 2018.
L'evento è organizzato da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Ingresso gratuito ai Musei Provinciali di Gorizia
Come ogni prima domenica del mese, anche domenica 7 ottobre 2018 le sedi museali di Borgo Castello e di Palazzo Attems Petzenstein dei Musei Provinciali di Gorizia garantiranno l’ingresso gratuito.keyboard_arrow_right
Sarà questo l’ultimo weekend utile per visitare la sezione "L'ornamento scintillante" del Museo della Moda e delle Arti Applicate (Borgo Castello, 13), che molto presto cambierà il suo allestimento per far spazio ad un nuovo stimolante tema. Ancora pochi giorni, quindi, per ammirare gli spettacolari abiti confezionati dalla maison parigina delle sorelle Callot e quelli appartenuti a Margaret Stonborough Wittgenstein, e per meravigliarsi di fronte ai vari espedienti per fare brillare le vesti, di volta in volta al chiarore delle candele, dei lumi a petrolio, a gas o, infine, della luce elettrica con paillettes, strass, perline di vetro e filati metallici.
Borgo Castello, 13 - Gorizia (GO)
Museo della Grande Guerra, Museo della Moda e delle Arti Applicate, Collezione Archeologica e mostra “L’atelier dei fiori. Gli abiti di Roberto Capucci incontrano le immagini di Massimo Gardone”.
Orario di apertura dalle 9.00 alle 19.00
Palazzo Attems Petzenstein
Piazza Edmondo De Amicis, 2 - Gorizia (GO)
Pinacoteca e mostra “Sogni di latta… e di cartone. Tabelle pubblicitarie italiane 1900-1950”.
Orario di apertura dalle 10.00 alle 18.00
Alle 11.00 concerto con ingresso gratuito “Un aperitivo classico a Palazzo Attems. Emozione e razionalità”.
Alle 16.00 visita guidata gratuita alla mostra a cura di Musaeus Società Cooperativa.
Per informazioni:
Tel: +39 348 1304726
@: musei.erpac@regione.fvg.it -
Reading scenico “La guerra di Fannie e Anita”
Un nuovo appuntamento con gli eventi commemorativi del Centenario della Grande Guerra è organizzato dal Servizio Musei e Archivi Storici dell’ERPAC. L’attrice Sara Alzetta, con l'accompagnamento musicale del maestro Francesco De Luisa, proporrà il reading scenico “La guerra di Fannie e Anita”, mercoledì 31 ottobre 2018 ore 18.00, presso il Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13).keyboard_arrow_right
Protagoniste di “La guerra di Fannie e Anita” sono due figure femminili immaginarie che raccontano la guerra, la prima guerra mondiale, e il modo in cui questa abbia cambiato il mondo intero.
Fannie e Anita sono due ragazze diversissime per estrazione sociale: Fannie è figlia di buona borghesia austriacante, e del suo mondo di crinoline, di walzer con gli ufficiali dell’imperialregio esercito, finita la guerra, non ci sarà più traccia.
Anita, invece, di famiglia povera, comincia raccontando la discesa del proletariato in piazza – da bambina la mamma l’aveva portata con sé durante famoso sciopero dei fuochisti del Lloyd – e la miseria che attanaglia Trieste durante la guerra: blocco navale contro l'Austria e vicinanza al fronte ne avevano fatto morire ogni attività!
La guerra, grande “metabolizzatore” sociale, trasforma in modo irreversibile destini individuali e collettivi.
Tra il 1918 e il 1920 l’epidemia di spagnola miete milioni di morti. Nel 1919, a Trieste finalmente italiana, il cambio corona-lira è al 60% e dalla città, come anche dall’entroterra giuliano, la popolazione germanofona emigra, anche a piedi, verso i territori del vecchio impero, dove potere ancora spendere nella vecchia moneta, anche perché non c’è più posto nell’amministrazione del nuovo regno. Intanto ritornano i prigionieri di guerra dalla Russia, portando echi e racconti della Rivoluzione.
In questo clima complesso, ricco di fermenti e di aspettative, si dipanano le storie di Fannie e Anita: un reading dal ritmo teso, senza ideologismi, vivo, leggero, pieno di sentimenti.
SARA ALZETTA, attrice triestina, studia al Piccolo di Milano e all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, e lavora prevalentemente a Milano (Giorgio Strehler), Torino (Massimo Castri, Davide Livermore, Josè Caldas), Roma (Egisto Marcucci, Armando Pugliese, Marco Mattolini), Verona (Gianfranco De Bosio), Napoli (Toni Servillo, Alfonso Postiglione) e in Sicilia (Giuseppe Dipasquale, Beno Mazzone, Lia Chiappara). A Trieste, lavora nell’operetta (incontrando così Gino Landi, Maurizio Nichetti, Damiano Michieletto, Federico Tiezzi) al Rossetti e al Teatro Miela. Porta il polilogo La Maria Farrar di Manlio Marinelli nei teatri di Torino, Roma, Trieste e Palermo, dando voce come unica attrice a molti personaggi. Incontra la performance d'arte per Manuela Marassi (Continental Breakfast), Cecilia Donaggio (The Third Area, in video), Fabiola Faidiga (La Città di Odradek). Nell’ultimo periodo termina un lavoro di narrazione di Trieste per voce femminile: una voce fresca, reale, libera da ideologie, che mette in scena storie di donne comuni. Le prime due puntate di questa narrazione, diventate poi radiodrammi per la Rai, si intitolano La Guerra di Fannie e Anita e La Pace di Fannie e Anita, e affrontano rispettivamente la storia della Grande Guerra e del primo dopoguerra.
L’evento è organizzato da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Reading teatrale sui ragazzi del ’99 nella Grande Guerra
Gli eventi dedicati al Centenario della Grande Guerra organizzati dal Servizio Musei e Archivi Storici dell’ERPAC proseguono, mercoledì 5 dicembre 2018 ore 17.30, nella cornice del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13) con il reading teatrale “Li ciorne che abiammo lasciato una Storia” (I giorni in cui abbiamo scritto la Storia), scritto da Aldo Milea e Saverio Senni e tratto da “Terra matta” di Vincenzo Rabito (a cura di Evelina Santangelo e Luca Ricci, Einaudi 2007).keyboard_arrow_right
Lo spettacolo, aperto a tutta la cittadinanza con ingresso libero e gratuito, sarà introdotto dal dott. Lucio Fabi.
Il reading evoca una nota pagina della storia d’Italia, che ha riguardato oltre 260.000 ragazzi del 1899, attraverso il racconto di uno di questi, Vincenzo Rabito, bracciante siciliano autore, sebbene semi-analfabeta, di un’incredibile memoria autobiografica.
La chiamata alle armi, l’addestramento, il fronte e le vicende dell’immediato dopoguerra echeggiano vive della forza del racconto di un protagonista autentico ed ingenuo, acuto e profondo. Vincenzo Rabito restituisce una testimonianza della Grande Guerra viva, forte e senza reticenze, da un punto d’osservazione umile e popolare, come quello vissuto da tanti “Ragazzi del ‘99”, sottratti da un giorno all’altro alle loro famiglie per difendere un’Italia profondamente ferita dalla vicenda di Caporetto.
Il reading è tratto dai primi sei capitoli del libro, considerati tra i più efficaci e straordinari dell’intera memoria autobiografica, quelli inerenti la partecipazione dell’autore alla Grande Guerra, dalla chiamata improvvisa nel febbraio del 1917 al congedo del 1922, per concludersi nel 1969 quando torna sui luoghi di guerra e viene proprio a Gorizia che confronta, in modo commovente, con la città che aveva visto cinquant’anni prima.
Il reading è strutturato come uno spettacolo teatrale sviluppandosi in un unico atto nella forma di un dialogo immaginario tra il narratore, interpretato da Saverio Senni, docente all’Università della Tuscia e Vincenzo Rabito, interpretato da Aldo Milea, attore.
Lo spettacolo si fregia del logo del Centenario della Grande Guerra predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito delle celebrazioni del Centenario 1914-18.
L’evento è organizzato da ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Anche le statue parlano - Visite teatralizzate
Anche le statue parlano arriva al Museo della Grande Guerra di Goriziakeyboard_arrow_right
Domenica 19 febbraio il Museo della Grande Guerra di Gorizia prenderà corpo e voce grazie al progetto Anche le statue parlano, ideato dall’Associazione A.C.CulturArti di Udine e sostenuto dall’ERPAC FVG. Lo spettacolo in musica e parole nasce dall’idea che i Musei non vadano solo visti, ma anche ascoltati. Il Museo della Grande Guerra di Borgo Castello si racconterà attraverso la voce degli attori Alessandro Maione e Caterina Bernardi e del cantautore Edoardo De Angelis, autore dei testi delle visite guidate teatralizzate.
Nel corso delle visite, le suggestioni dei brani composti per l’occasione si intrecceranno con le spiegazioni del conservatore del Museo della Grande Guerra, Alessandra Martina, in un dialogo tra i dati storici e le memorie di chi ha vissuto in prima persona una delle pagine più drammatiche della storia del Novecento.
Anche le statue parlano è un progetto innovativo, finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia e dalla Fondazione Friuli, che intende valorizzare in chiave accessibile e inclusiva le collezioni museali, per far conoscere e apprezzare il patrimonio di storie custodito dalle diverse realtà museali, italiane ed estere, coinvolte nell’iniziativa.
I posti sono limitati.
Per partecipare alle visite guidate teatralizzate a numero chiuso, con repliche alle ore 11.00, alle 15.30 e alle 17.00, è necessario prenotare chiamando il 348 1304726 oppure inviando un’e-mail a didatticamusei.erpac@regione.fvg.it (indicando l’orario prescelto e il n° di partecipanti). La visita è compresa nel biglietto del Museo. -
Prima domenica del mese
In occasione della prima domenica del mese, domenica 5 marzo le seguenti sedi gestite da ERPAC FVG saranno a ingresso gratuito:keyboard_arrow_right
il Museo della Moda e della Arti applicate con le due mostre “Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline”, e "Le Orsoline a Gorizia. Un filo prezioso lungo 350 anni" (orario 9 - 19).
Visita guidata ogni sabato e domenica alle ore 17.30
Info: +39 0481 385228 / +39 348 1304726
musei.erpac@regione.fvg.it
il Museo della Grande Guerra (orario 9 – 19).
Info: +39 0481 385228 / +39 348 1304726
musei.erpac@regione.fvg.it
La Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein (orario 10 – 18).
Ogni domenica alle ore 16 visita guidata alla Pinacoteca
Info: +39 0481 385335 / +39 348 1304726
musei.erpac@regione.fvg.it
La Galleria Regionale d'Arte contemporanea Luigi Spazzapan con la mostra "Sottsass/Spazzapan" (Orario 10 - 13 / 15 -19).
Info: +39 0481 960816
galleriaspazzapan@regione.fvg.it -
Festa del Santo Patrono di Gorizia - Orari Musei e Biblioteca
Giovedì 16 marzo, in occasione del Santo Patrono di Gorizia, il Museo della Grande Guerra e il Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia saranno aperti con orario continuato 9 – 19.keyboard_arrow_right
La Biblioteca Provinciale resterà invece chiusa e riaprirà regolarmente lunedì 20 marzo con i consueti orari
Fino al 21 marzo, invece, la Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein sarà chiusa al pubblico per l'allestimento della nuova mostra "Italia Cinquanta Moda e Design. Nascita di uno stile". -
Musei aperti - Orari di apertura
Martedì 25 aprile e lunedì 1° maggio, i Musei Provinciali saranno aperti al pubblico con i seguenti orari:keyboard_arrow_right
A Gorizia aperti 25 aprile e 1° maggio
Museo della Grande Guerra, dalle 9 alle 19
Museo della Moda e delle Arti applicate, dalle 9 alle 19
Mostre in corso: “Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline” e “Le Orsoline a Gorizia. Un filo prezioso lungo 350 anni”.
Pinacoteca Palazzo Attems Petzenstein, dalle 10 alle 18
Mostra in corso: “Italia Cinquanta Moda e Design. Nascita di uno stile”
A Gradisca d'Isonzo aperta 25 aprile
La Galleria Regionale d'Arte contemporanea Luigi Spazzapan, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Mostra in corso: "Sottsass/Spazzapan" -
Ingresso ridotto ai Musei Provinciali Erpac di Gorizia
Dal 28 al 30 aprile, in occasione della manifestazione Contea - Profumi di cultura europea, e il 1° maggio i Musei Provinciali Erpac di Gorizia saranno aperti al pubblico con ingresso ridotto.keyboard_arrow_right
Si potranno visitare:
Il Museo della Moda e delle Arti applicate, con le mostre “Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline” e “Le Orsoline a Gorizia. Un filo prezioso lungo 350 anni”, dalle 9 alle 19;
Il Museo della Grande Guerra, dalle 9 alle 19;
Palazzo Attems Petzenstein, con la mostra “Italia Cinquanta Moda e Design. Nascita di uno stile”, dalle 10 alle 18. -
Giornata Internazionale dei Musei
Giovedì 18 maggio, in occasione della Giornata Internazionale dei Musei, l’ingresso ai Musei Provinciali di Gorizia sarà gratuito.keyboard_arrow_right
Si potranno visitare:
Il Museo della Moda e delle Arti applicate con le due mostre “Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline” e “Le Orsoline a Gorizia. Un filo prezioso lungo 350 anni”, aperto dalle 9 alle 19;
Il Museo della Grande Guerra, dalle 9 alle 19;
Palazzo Attems Petzenstein con la mostra “Italia Cinquanta Moda e Design. Nascita di uno stile”, dalle 10 alle 18.
Alle 17, sarà possibile seguire una visita guidata nel percorso espositivo tenuta dalla direttrice dei Musei Provinciali, Raffaella Sgubin. -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “A Monfalcone il Marina Hannibal dell’architetto Mangani”
L’ERPAC – Servizio Musei e Archivi Storici propone una serie di quattro incontri dal titolo “Venerdì d’Architettura” a cura dell’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia. Il primo appuntamento, la conferenza “A Monfalcone il Marina Hannibal dell’architetto Mangani” a cura del prof. Edino Valcovich, avrà luogo venerdì 23 novembre 2018 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13) e sarà introdotto da Diego Kuzmin.keyboard_arrow_right
È agli anni Sessanta che risale l’idea che colse il velista triestino Sergio Sorrentino (1924-2017), durante i lunghi allenamenti nello specchio di mare a sud dei cantieri di Monfalcone assieme all’amico Annibale Pelaschier (1912-1994) a preparazione delle Olimpiadi di Melbourne (1956) e Tokio (1964), per una nuova marina nel bacino di Panzano.
Acquistato il sedime di quello che allora era un acquitrino di canneti e fango, nel 1964 iniziano i lavori col progetto dell’architetto Carlo Mangani, nato a Grosseto nel 1923 e a sei anni trasferitosi con la famiglia a Fiume, per sfollare poi a Udine nel 1947. Dopo la laurea al Politecnico di Milano nel 1954, Mangani si trasferisce l’anno successivo a Stoccolma, dove collabora a lungo con il noto architetto scozzese e naturalizzato svedese Ralph Erskine (1914-2005), teorico di quella architettura organica che promuove l’armonia tra l’uomo e la natura, nella ricerca di un equilibrio tra ambiente naturale e costruito mediante l’integrazione di elementi naturali ed elementi artificiali, pratica della quale maestro fondatore è ritenuto il grande architetto americano Frank Lloyd Wright (1867-1959).
Sorrentino, ebbe modo nella sua pratica velica di frequentare i più noti centri nautici del nord Europa e non dovette perciò essere casuale la scelta di Mangani come progettista della marina, data la sua lunga permanenza in Svezia, dove Sorrentino divenne campione del mondo nel 1958.
Lo spirito dell’architettura organica traspare nelle molte ville costruite in Friuli da Mangani, con ampio uso di pietra e legno, cemento e mattoni, come pure nelle architetture della Marina Hannibal, intitolata da Sorrentino al suo compagno di regate Annibale Pelaschier. Diversamente però dalle ville friulane, più connotate da pietra a vista e citazioni wrightiane, a Panzano l’atmosfera è decisamente scandinava tanto che si percepisce il respiro di quelle architetture edificate sul Baltico, dal legno abbrunito dalla salsedine.
Il progetto di Mangani per la marina di Panzano, che dopo tanti anni non ha ancora visto la sua conclusione, peraltro auspicata dall’attuale titolare Carlo Luca Cazzaniga, si sviluppa attraverso due tipologie edilizie contraddistinte dal diverso uso dei materiali, con la parte operativa che vede protagonista il cemento a vista e il mattone assieme ad espressivi serramenti lignei dalle geometrie quadrangolari, mentre la parte relativa l’ospitalità è affidata al legno scuro dei bungalows prefabbricati e sopraelevati a diverse quote dal suolo, ravvivati dal rosso acceso del colore dei serramenti. Un’architettura severa, come lo è nei Paesi del nord Europa, raccontata da Edino Valcovich, che allo Yacht Club Hannibal ha dedicato una sua serie di acquarelli.
Per informazioni
Tel: +39 0481 531833
@: architettigorizia@awn.it
EDINO VALCOVICH (Ronchi dei Legionari, 1947), è laureato in ingegneria civile-edile presso l’Università di Trieste ed è professore ordinario di Architettura Tecnica presso il Dipartimento di Ingegneria Civile ed Architettura della stessa Università. Dal 1978, è stato titolare di vari corsi di insegnamento quali Edilizia Industriale, Unificazione e prefabbricazione edilizia, Architettura dei Grandi Complessi ed Architettura Tecnica.
È autore di numerose pubblicazioni sui temi attinenti il recupero edilizio, l’edilizia industriale di antico impianto, il risparmio energetico. Da molti anni si occupa di tematiche relative all’Archeologia Industriale con particolare riferimento all’area del Monfalconese e con questi temi si è misurato anche dal punto di vista professionale con specifici interventi di restauro e recupero. In questi ultimi anni ha affrontato il tema della nascita e sviluppo del Cantiere Navale Triestino insediato a Monfalcone nel 1908 dai fratelli Alberto ed Augusto Cosulich ed in particolare di alcuni straordinari esempi di architettura industriale e del Villaggio di Panzano, realizzato nelle dirette vicinanze del cantiere stesso, a partire dal 1908 ed inaugurato solennemente nel 1927. Il Quartiere, un importante esempio di Company Town, è stato oggetto di particolari attenzioni di carattere culturale, normativo e di specifiche ed importanti azioni di recupero.
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli-Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “La ricostruzione della moschea di Raimondo D’Aronco a Karaköy, Istanbul”
I “Venerdì d’Architettura” dell’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici, proseguono venerdì 7 dicembre 2018 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13) con la conferenza “La ricostruzione della moschea di Raimondo D’Aronco a Karaköy, Istanbul” a cura della prof.ssa Diana Barillari introdotta da Diego Kuzmin.keyboard_arrow_right
Nel 1958 viene demolita la piccola moschea che D’Aronco aveva progettato nel 1903 nella centralissima piazza di Galata, di fronte all’omonimo ponte, uno dei luoghi urbani più noti dell’ex capitale dell’Impero ottomano. L’obiettivo era quello di allargare la piazza ma il proposito non ha mai avuto compimento mentre sono aumentate le critiche.
La mostra tenutasi a Istanbul nel 2006, organizzata dalla Regione Friuli Venezia Giulia in collaborazione con i Civici Musei di Udine, in occasione della quale sono stai presentati al pubblico i progetti realizzati da D’Aronco per Istanbul, ha innescato un crescente consenso per la ricostruzione dell’edificio, tanto che la Municipalità di Istanbul ha incaricato del progetto un importante studio di architettura.
I disegni conservati nell’archivio di D’Aronco presso le Gallerie del Progetto di Udine sono stati preziosi per la progettazione, che in pochi mesi riporterà la piccola moschea nel luogo in cui era stata edificata, restituendo alla città uno dei suoi simboli, tanto più rilevante poiché adotta un linguaggio architettonico innovativo, ispirato all’avanzata cultura mitteleuropea del XX secolo (Otto Wagner, Josef Hoffmann), in un edificio religioso con una tipologia per la quale si preferivano scelte più tradizionaliste.
Per informazioni
Tel: +39 0481 531833
@: architetti@gorizia.archiworld.it
DIANA BARILLARI Laurea in Storia dell’arte medievale e moderna presso la Facoltà di Lettere di Trieste (1983). Tesi: Raimondo D’Aronco e il municipio di Udine 1888-1912, supervisori prof. Decio Gioseffi e Marco Pozzetto.
Dottorato in Storia dell’Architettura e Urbanistica presso la Facoltà di Architettura di Firenze (1989-1992). Oggetto di ricerca e thesis Il D’Aronco’s caso alla luce del rapporto tra islamico e il secessionista centrale europeo Architettura, supervisore prof. Ezio Godoli.
Post-dottorato presso la Facoltà di Architettura di Ferrara (1995-1997), Collezioni di disegni architettonici contemporanei e archivi di architetti in Italia, supervisore prof. Sergio Polano.
Professore a contratto di Storia dell’Architettura e Storia dell’edilizia, Dipartimento di Ingegneria e Architettura, Università di Trieste (dal 2000); membro del Collegio Didattico dell’Ingegneria Civile e Ambientale, Dipartimento di Ingegneria e Architettura, Università di Trieste; membro aggiunto del Comitato Scientifico del dottorato di ricerca, programma in Ingegneria e Architettura, Università di Trieste (XXVII, XXVIII e XXIX ciclo).
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “I progetti di Max Fabiani per Aquileia nel 1917”
Ultimo appuntamento dell'anno del ciclo di conferenze “Venerdì d’Architettura” organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici. Venerdì 14 dicembre 2018 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13), l’architetto Diego Kuzmin affronterà il tema “I progetti di Max Fabiani per Aquileia nel 1917”.keyboard_arrow_right
Nell’ultimo decennio dell’Ottocento, con il conte Karl von Lackoroński, prese grande impulso l’attività di ricerca archeologica delle antiche vestigia di Aquileia, all’interno di un panorama di studi più ampio, che vedeva nei monumenti storici le testimonianze del passato nazionale di ciascuno dei popoli della monarchia asburgica, in un contesto storico d’insieme nel quale ciascuno potesse trovare riferimenti comuni agli altri, in modo non dissimile dallo spirito del governo dell’epoca. Gli esiti della campagna di scavi di Lackoroński vennero pubblicati a Vienna nel 1906 destando interessi notevolissimi.
Durante la prima guerra mondiale, dopo Caporetto, Max Fabiani venne nominato dall’amministrazione asburgica a capo dell’Ufficio Ricostruzione di Gorizia e Gradisca. Oltre le tante ricostruzioni, uno dei primi impegni fu per lui la valorizzazione delle vestigia di Aquileia, con i progetti del 1918 per la piazza antistante la Basilica e per la riorganizzazione del Museo di Stato. Pur non realizzati, i progetti custoditi nei disegni originali dell’architetto presso l’Archivio del Museo archeologico di Aquileia, restano testimoni della medesima tensione storiografica che permeava l’attività di ricerca del conte Lackoroński.
Per informazioni
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DIEGO KUZMIN Goriziano, architetto PhD, laureato in Lettere, giornalista pubblicista, membro dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia, componente del Comitato di redazione del giornale di frontiera Isonzo-Soča. Progettista della lapide inaugurata nel 1992 in memoria della rivolta dei Tolminotti giustiziati nel 1714 sul Travnik di Gorizia, di quella a commemorazione dei partigiani antifascisti fucilati sul Castello tra il 1943 e il 1945 inaugurata nel 2015 e di quella apposta sulle mura del carcere di via Barzellini del 2018. Suo il progetto di riqualificazione di piazza Cavour e piazza Sant’Antonio e delle strade pedonali del centro storico di Gorizia, via Rastello e via Cocevia, via delle Monache, via Mazzini e via Garibaldi attuato tra il 2005 e il 2010.
Alcuni scritti recenti: Punti di vista, 100 piccoli scritti (2009), La villa Lasciac sul Rafut (2012), Perché proprio all’architetto Barich l’incarico per il nuovo Municipio di Cervignano (2012), Il confine mobile, fattore condizionante per la storia dell’architettura (2013), Antonio Lasciac, disegni goriziani (2014), I grafiti dell’ospedale militare di Castelnuovo di Sagrado (2015), From middle Europe to Egypt, Antonio Lasciac architect (2015), Oglej, zibelka kulture. Od Karla von Lanckoronskega di Maksa Fabianija (2015), Renato Fornasari protagonista della storia dell’architettura nell’Isontino degli anni Cinquanta (con Alessandra Mabellini, 2016), Nova Gorica: nascita di una città (2016) e Acma l’anima del mondo 1958 di Max Fabiani (con Patrizia Ugrin, 2017), Antonio Lasciac Urbanista (2017).
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Venerdì d’Architettura - Conferenza “La cura dei monumenti tra Aquileia e Gorizia dall’Ottocento al Novecento da Karl von Czoernig a Karl von Lanckoroński”
Il 2019 si apre con un nuovo ciclo di conferenze “Venerdì d'Architettura” organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici. Ad aprire questa serie di quattro incontri sarà il prof. Sergio Tavano, venerdì 18 gennaio 2019 ore 17.00 con la conferenza “La cura dei monumenti tra Aquileia e Gorizia dall’Ottocento al Novecento da Karl von Czoernig a Karl von Lanckoroński”, presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13).keyboard_arrow_right
Tra le presenze di iniziativa e di valore centroeuropeo che hanno concorso a dare valore e serietà alla vita culturale e artistica del Goriziano, del Litorale e in realtà di tutte le regioni della monarchia tra la seconda metà dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, spiccano la Commissione Centrale per i Monumenti e la Scuola (ugualmente viennese) di Storia dell'Arte. In ambedue le istituzioni emerge per autorità la figura di Alois Riegl, la cui azione primeggiò per la novità degli orientamenti, per gli effetti nonché per le ripercussioni in tutta Europa. Ne derivò, infatti, una conoscenza obiettiva e razionale dei fenomeni storico-artistici, connessi con il variare dei tempi, come anche un impulso nella valutazione e quindi nella conservazione dei documenti artistici.
Nel panorama goriziano, già magistralmente indagato da Marco Pozzetto, si distinguono le figure e gli scritti di Leo Planiscig e di Antonio Morassi, ai quali si devono affiancare gli sloveni Vojeslav Molè, Avgust Žigon, Josip Mantuani, Avguštin Stengešek, Izidor Cankar, Francè Stelè e il triestino Attilio Tamaro.
Ma ugualmente alto, benché in ambito prevalentemente storico e archeologico, è il valore dall'attività di Karl von Czoernig e di Karl von Lanckoroński, per quel che riguarda l'impiego delle fonti scritte e la scoperta, l'indagine, la cura, nonché la conservazione organizzata dei monumenti, in modo particolare ad Aquileia.
Per informazioni:
Tel: +39 0481 531833
@: architetti@gorizia.archiworld.it
SERGIO TAVANO nato a Gorizia il 13 marzo 1928, laureatosi nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trieste con una tesi in Archeologia cristiana, discussa col prof. Mario Mirabella Roberti, è divenuto subito assistente volontario e poi assistente straordinario e ordinario nella stessa disciplina, per assumere infine l'insegnamento di Storia dell'arte bizantina e di Archeologia e storia dell'arte paleocristiana e altomedievale, nella stessa Facoltà triestina fino al 2000 e per qualche anno accademico (1973-1977) anche nella Facoltà udinese di Lingue e letterature straniere.
Ha svolto attività scientifica con ricerche e pubblicazioni di interesse storico, archeologico e artistico attorno a luoghi e a monumenti della Provincia di Gorizia e anche su il battistero di Aquileia, le basiliche di Grado, le basiliche paleocristiane di Concordia, di San Canzian d'Isonzo e di San Giovanni del Timavo. Ha tenuto corsi su centri come Costantinopoli, Aquileia, Ravenna, Venezia, Roma, Grado, il Norico, la Dalmazia, l'area siro-palestinese, l'Egitto, Cividale e su vari monumenti tardoantichi, altomedievali e romanici.
Senza tener conto dell'iscrizione all'albo dei giornalisti e quindi senza considerare gli articoli aventi intenti più divulgativi («Voce Isontina», «Iniziativa Isontina», «Alpinismo Goriziano», «Il Piccolo», «Messaggero Veneto»), i suoi titoli a stampa di carattere scientifico, che sono parecchie centinaia, hanno preso in considerazione principalmente la cultura e l'arte tra l'Alto Adriatico e il Danubio e in modo speciale i monumenti di Aquileia e di Grado: Aquileia cristiana, Antichità Altoadriatiche (1972); I monumenti fra Aquileia e Gorizia (Udine, ISSR, 1988); Aquileia e Grado (Trieste, Lint, 1996, II ed.); Aquileia e Gorizia: un tesoro in comune (Udine, Agraf, 1993); Aquileia e Gorizia: scoperte – discussioni – personaggi (Pordenone, Leg, 1997); La Basilica di Aquileia (K. Lanckoroński) (Pordenone, Leg, 2007); La Basilica di Aquileia: gli affreschi dell'abside maggiore (Udine, Forum, 2008); Da Aquileia a Gorizia: scritti scelti (Trieste, Dep. St. P. V. G., 2008).
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Guerra e Moda. L'alba della donna moderna
Un percorso negli anni a cavallo fra Ottocento e Novecento per comprenderne le trasformazioni sociali, culturali e persino politiche attraverso i mutamenti di stile. “Guerra e moda. L'alba della donna moderna” propone infatti un'attenta analisi delle modificazioni intervenute nel modo di vestire e di concepire l'universo femminile in un momento di grandi rivolgimenti storici che hanno coinvolto l'intero scacchiere mondiale. Curata da Raffaella Sgubin in collaborazione con la Kunstbibliothek Staatliche Museen zu Berlin. La mostra si propone come un'affascinante percorso nella storia attraverso gli abiti e gli accessori femminili, sintomatici - nel loro avvicendamento – delle condizioni economiche, sociali e dei rapporti internazionali fra i vari Paesi. Innegabile infatti il doppio filo che lega il movimento delle suffragette all'affermarsi di uno stile più mascolino e pratico rispetto al complicato abbigliamento delle donne benestanti di fine Ottocento, la cui sottomissione è eloquentemente sintetizzata dalla costrizione del corsetto. Impossibile poi non tenere conto delle difficoltà materiali imposte dallo scoppio della Grande Guerra che impone abiti ancor più pratici per le donne impegnate in ruoli di soccorso come le infermiere e le crocerossine, mentre fanno la loro prima comparsa le tute da lavoro femminili per le operaie impiegate nelle industrie di munizioni. Negli anni Venti, prima dei totalitarismi che imporranno un ripristino dei ruoli femminili tradizionali, le donne manifestano un'inedita consapevolezza delle proprie capacità adottando linee di abbigliamento più morbide e tagli di capelli finora inusitati. Per approfondire e sviluppare questi aspetti, a margine della mostra si è tenuto un breve ciclo di conferenze affidate a esperte del settore: “Trasformazioni dell'occupazione femminile italiana tra fine Ottocento e Grande Guerra” curata da Ariella Verrocchio (direttrice scientifica dell'Istituto Livio Saranz); “La guerra, le donne, la moda. Tessuti e riviste” tenuta da Margherita Rosina ed Enrica Morini, storiche del tessile e della moda; “Donne in guerra e voci di donne nella grande guerra” condotta da Marta Verginella, storica e docente di Storia dell'Ottocento e Teoria della Storia all'Università di Lubiana.keyboard_arrow_right -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “I segreti della Porta Leopoldina di Gorizia”
Prosegue il ciclo di conferenze “Venerdì d'Architettura” organizzato dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici. Maddalena Malni Pascoletti, cultore della materia, presenterà venerdì 25 gennaio 2019 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13), l’incontro “I segreti della Porta Leopoldina di Gorizia”.keyboard_arrow_right
Della Porta Leopoldina, unico accesso alla cittadella fortificata di Gorizia (fino al 1918), hanno scritto e parlato tutti coloro che si sono occupati di storia, di arte o di architettura a Gorizia. Eppure se ne sa ancora molto poco. In particolare non si conosce alcun documento originale coevo che faccia esplicito riferimento al progetto o al progettista. Altrettanto difficile è ricondurre l’opera a dei modelli ben identificabili. Grazie a una ricerca capillare negli archivi viennesi, si possono ora ripercorrere le fasi della costruzione della cittadella fortificata di Gorizia sulla base di mappe rimaste sconosciute per secoli, e collegarne, quindi, il completamento con la realizzazione della Porta non solo alla visita dell’imperatore Leopoldo I nel 1660, come si è sempre fatto, ma al più ampio scenario della politica imperiale di rafforzamento del confine sudorientale in funzione antiturca.
Per informazioni:
Tel: +39 0481 531833
@: architetti@gorizia.archiworld.it
MADDALENA MALNI PASCOLETTI laureata in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Trieste con una tesi su due cicli di affreschi istriani tardo medioevali, raffiguranti la Danza Macabra, ha affiancato fino al 2007 la ricerca in campo storico artistico all’attività di docente di Lettere in Istituti d’Istruzione secondaria di secondo grado. Nel giugno 2009 ha conseguito il diploma di archivistica, paleografia e diplomatica presso l’Archivio di Stato di Trieste.
Ha collaborato per diversi anni con i Musei Provinciali di Gorizia, in particolare per l’allestimento di mostre sui gioielli dell’Ottocento, sulle ceramiche goriziane e sulle stampe barocche di tesi dei Gesuiti. Per quattro anni ha insegnato Storia dell’Arte presso il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, con i programmi del baccalaureato internazionale.
Dal 1991 è membro del Curatorio e del Comitato tecnico scientifico della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg, di cui ha curato insieme a Marco Menato l’edizione della collana di monografie. Ha contribuito con saggi e schede a quattordici pubblicazioni e cataloghi di mostre allestite dalla Fondazione (1993-2018).
Ha curato diverse voci del Dizionario Biografico degli Italiani (1983-1990), del IV volume della “Pittura in Italia” dell’editrice Electa, dedicato all’Ottocento (1991), e del Nuovo Liruti Dizionario dei Friulani (2011).
Dagli anni ’80 è ispettore onorario della Soprintendenza e membro del Direttivo della Sezione di Gorizia di Italia Nostra, di cui è stata Presidente dal 1996 al 2000 e dal 2006 al 2017. Per l’associazione ha curato diverse iniziative e contribuito a numerose pubblicazioni (1994-2015).
Attualmente è responsabile del progetto “Gorizia conTatto”, che Italia Nostra insieme all’UICI di Gorizia sta realizzando per favorire l’accessibilità ai portatori di disabilità visiva ai monumenti d’arte di Gorizia.
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “Il restauro degli immobili storici nel primo dopoguerra: i soprintendenti Cirilli e Forlati”
I “Venerdì d'Architettura” organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici prevedono un nuovo incontro venerdì 1 febbraio 2019 ore 17.00 presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13). Diego Kuzmin, architetto e cultore della materia, terrà la conferenza dal titolo “Il restauro degli immobili storici nel primo dopoguerra: i soprintendenti Cirilli e Forlati”.keyboard_arrow_right
La carta del restauro di Atene del 1931 (da non confondersi con quella di Atene di Le Corbusier riguardante lo sviluppo urbanistico al CIAM del 1933, Congresso Internazionale di Architettura Moderna), è composta da soli 10 articoli nei quali, oltre a principi di metodo, si raccomanda agli Stati di prendersi cura del patrimonio architettonico, uniformare la legislazione per non far prevalere l’interesse privato su quello pubblico e incentivare lo studio dell’arte. Dal punto di vista tecnico, riguardo il restauro di immobili storici, la Carta di Atene raccomanda di evitare restituzioni integrali dell’opera, favorire l’anastilosi, favorire tecnologie innovative purché dissimulate, rispettare l’opera senza proscriverne alcuna epoca e poi riconoscere l’entità dell’ambiente urbano e il restauro filologico col rifiuto di quello stilistico.
Emanata da Consiglio Superiore per le Antichità e le Belle Arti, presso il Ministero della Pubblica Istruzione, nasce nel 1932 la “Carta del Restauro” italiana, con principi mutuati dalla Carta di Atene e integrati dai principi del restauro filologico scientifico di Gustavo Giovannoni (1873-1947), che tende alla conservazione sia del monumento, sia dell’ambiente che lo circonda, favorendo il mantenimento dello stato di fatto piuttosto che il ripristino di un ipotetico stato originario, pur auspicando l’uso di tecniche moderne.
Ancorché i buoni propositi delle teorie condivise in tutto il mondo, cosa succede in concreto nei territori del Litorale asburgico divenuto nel 1919 Venezia Giulia?
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DIEGO KUZMIN Goriziano, architetto PhD, laureato in Lettere, giornalista pubblicista, membro dell’Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei di Gorizia, componente del Comitato di redazione del giornale di frontiera Isonzo-Soča. Progettista della lapide inaugurata nel 1992 in memoria della rivolta dei Tolminotti giustiziati nel 1714 sul Travnik di Gorizia, di quella a commemorazione dei partigiani antifascisti fucilati sul Castello tra il 1943 e il 1945 inaugurata nel 2015 e di quella apposta sulle mura del carcere di via Barzellini del 2018. Suo il progetto di riqualificazione di piazza Cavour e piazza Sant’Antonio e delle strade pedonali del centro storico di Gorizia, via Rastello e via Cocevia, via delle Monache, via Mazzini e via Garibaldi attuato tra il 2005 e il 2010.
Alcuni scritti recenti: Punti di vista, 100 piccoli scritti (2009), La villa Lasciac sul Rafut (2012), Perché proprio all’architetto Barich l’incarico per il nuovo Municipio di Cervignano (2012), Il confine mobile, fattore condizionante per la storia dell’architettura (2013), Antonio Lasciac, disegni goriziani (2014), I grafiti dell’ospedale militare di Castelnuovo di Sagrado (2015), From middle Europe to Egypt, Antonio Lasciac architect (2015), Oglej, zibelka kulture. Od Karla von Lanckoronskega di Maksa Fabianija (2015), Renato Fornasari protagonista della storia dell’architettura nell’Isontino degli anni Cinquanta (con Alessandra Mabellini, 2016), Nova Gorica: nascita di una città (2016) e Acma l’anima del mondo 1958 di Max Fabiani (con Patrizia Ugrin, 2017), Antonio Lasciac Urbanista (2017), Villa Zogheb a Il Cairo, pietra miliare per l’architettura neo mamelucca di Antonio Lasciac (2018).
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Venerdì d’Architettura - Conferenza “La scala ovata di Andrea Palladio alle Gallerie dell’Accademia a Venezia”
Venerdì 8 febbraio 2019 ore 17.00 ultimo appuntamento con i “Venerdì d'Architettura” organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia in collaborazione con ERPAC - Servizio Musei e Archivi Storici. Presso la Sala Conferenze del Museo della Grande Guerra di Gorizia (Borgo Castello, 13), il prof. Alberto Sdegno terrà la conferenza “La scala ovata di Andrea Palladio alle Gallerie dell’Accademia a Venezia”.keyboard_arrow_right
“La più bella scala a chiocciola del mondo”: così la descrive Johann Wolfgang Goethe nel suo taccuino di viaggio il 2 ottobre 1786 dopo averla percorsa, registrando un giudizio che chiunque la osservi può facilmente condividere.
Realizzata nella metà del XVI secolo da Andrea Palladio per il Convento della Carità – attuale sede delle Gallerie dell’Accademia di Venezia – e descritta nel suo trattato “I Quattro Libri dell’Architettura” pubblicato nel 1570, la scala “ovata” è un singolare caso di invenzione progettuale. Non esistono, infatti, scale simili prima di questa, se non nella forma comune di scala a chiocciola a pianta circolare, presenti sia in epoca romana – come la colonna traiana – che rinascimentale, come il pozzo di S. Patrizio a Orvieto o la più nota scala del palazzo Contarini “dal bovolo” a Venezia, poco distante da quella palladiana.
La scala alle Gallerie veneziane è, quindi, una novità architettonica per quell’epoca. Vuota al centro, prende luce dalle finestre laterali, si sviluppa per tre piani fuori terra essendo formata da gradini in pietra d’Istria incastrati soltanto nella parete esterna, e risultando pertanto a sbalzo verso l’interno.
Una singolare sintesi di geometria e costruzione, quindi, che dichiara la grande abilità dell’autore nel disegno e nella progettazione di opere architettoniche particolarmente significative.
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ALBERTO SDEGNO Professore associato di Disegno all’Università degli Studi di Udine, ha insegnato presso l’Università IUAV di Venezia e presso l’Università degli Studi di Trieste. È stato vicecoordinatore del Dottorato di Ricerca interateneo (Units-Uniud) in Ingegneria Civile-Ambientale e Architettura ed è membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Unione Italiana per il Disegno. Fa parte del Comitato Editoriale delle riviste “Diségno” e “Dᶯ Building Information Modeling, Data & Semantics”. Si occupa di didattica, ricerca e divulgazione scientifica con particolare riguardo alle nuove tecnologie di rappresentazione, quali la Realtà Aumentata/Realtà Virtuale, la scansione tridimensionale e la stampa 3D applicata a modelli di architettura.
Ha al suo attivo circa 150 saggi scientifici e ha pubblicato e curato vari volumi dedicati a tali tematiche, tra i quali Architettura e rappresentazione digitale (2002), Digital Palladio (2005), Geometrie romane a Venezia. Il disegno del Convento palladiano della Carità (2005), Antonio Lasciac. Disegni goriziani (2014, con D. Kuzmin e D. Barillari), Le Corbusier Reloaded. Disegni, modelli, video (2015).
Gli eventi sono organizzati dall’Ordine degli Architetti PPC di Gorizia, ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Servizio Musei e Archivi Storici -
Appuntamento con “Capitali d’Italia”: Gorizia e il suo patrimonio culturale
Venerdì 8 febbraio 2019 ore 21.10 su Marcopolo Tv (canale 222 del digitale terrestre), Gorizia sarà protagonista della puntata di “Capitali d’Italia”. Paolo Notari accompagnerà il pubblico alla scoperta della città, dove storia e memoria convivono, in un viaggio che mostrerà lo straordinario patrimonio culturale del luogo.keyboard_arrow_right
Il Museo della Grande Guerra, il Museo della Moda e delle Arti Applicate, le mostre “L’atelier dei fiori. Gli abiti di Roberto Capucci incontrano le immagini di Massimo Gardone” e “Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della Collezione Manavello”, in corso nella sede ERPAC di Borgo Castello 13, saranno tra le bellezze mostrate durante la trasmissione.
Giorni e orari di apertura:
Dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00
Chiuso il lunedì
Ingresso gratuito tutte le domeniche del mese di gennaio e febbraio 2019
Tutti i sabati di febbraio 2019 ore 17.30 visita guidata gratuita alle mostre.
Biglietto d'ingresso (valido per la visita alle mostre e per tutti i Musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni)
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori; tutti la prima domenica del mese
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Il biglietto consente l’ingresso alle mostre, al Museo della Moda e delle Arti Applicate, al Museo della Grande Guerra e alla Collezione Archeologica.
Per chi volesse visitare anche la mostra in corso nella sede di Palazzo Attems Petzenstein, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Per informazioni:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
Accessibilità:
Le mostre sono accessibili ai disabili. -
Museo della Grande Guerra
ORARI:keyboard_arrow_right
dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00
Chiuso lunedì
Ogni prima domenica del mese ingresso gratuito
APERTURE STRAORDINARIE
Martedì 25 aprile dalle 9 alle 19
Lunedì 1° maggio dalle 9 alle 19 - INGRESSO CON BIGLIETTO RIDOTTO
Venerdì 2 giugno dalle 9 alle 19
DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE. L'USO DELLA MASCHERINA E' CONSIGLIATO.
Per informazioni, prenotazioni e visite guidate:
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
Tel.: +39 348 1304726
Biglietti d'ingresso (biglietto unico per tutti i musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6 euro
Biglietto ridotto: 3 euro (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Coop; soci Cec; soci FAI).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; soci Icom; disabili e accompagnatori.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3 euro a persona (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Il biglietto prevede l’ingresso per il Museo della Grande Guerra, il Museo della moda, la Collezione Archeologica ed eventuali mostre in corso nella stessa sede.
Per chi volesse visitare anche Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca, ed eventuali sue mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7 euro, ridotto 4 euro.
Accessibilità:
Parziale, sono presenti barriere architettoniche.
Il Museo della Grande Guerra di Gorizia si sviluppa nel piano seminterrato di due antiche dimore del Borgo Castello ed è articolato in nove sale, dove fotografie, oggetti e interventi multimediali rievocano l’esperienza della guerra e i suoi riflessi umani e sociali. L’allestimento tende soprattutto a far conoscere la quotidianità del vivere durante la guerra; quella del soldato, indipendentemente dalla divisa che indossa, è segnata da sanguinose battaglie, ma anche da lunghi periodi di attesa in trincea qui efficacemente resa in particolar modo dalla riproduzione, a grandezza naturale, di una trincea che i visitatori possono attraversare accompagnati da un sonoro che riproduce l’assordante rumore della guerra con spari, esplosioni e grida.
L’esperienza dei civili, segnata da altrettanta sofferenza, ha invece il suo fulcro narrativo nella sala dedicata alla città di Gorizia. Qui è descritta la vita quotidiana di una città “in prima linea”, con gli abitanti costretti a rifugiarsi nelle cantine soffrendo per le privazioni, per la paura dei bombardamenti che hanno martellato la città per trenta mesi e sperimentando un clima di sospetto e di tradimento in seguito all’alternarsi degli eserciti nel controllo della città.
La narrazione degli eventi è concentrata soprattutto sul fronte dell’Isonzo senza perdere di vista però le coordinate generali che permettono di comprendere appieno la portata dell’evento. Altri temi, correlati al concetto di guerra totale, vengono ad aggiungersi nel percorso; vi sono poi quelli più strettamente militari, come l’innovazione tecnologica negli armamenti e, nella sala dedicata al 1917, un approfondimento sui prigionieri di guerra.
Circa dieci milioni di soldati perirono sui vari fronti della grande guerra. A loro e alla memoria dei caduti di tutti i conflitti è dedicato il primo pensiero all’interno del Museo con un diorama che raffigura il campo di battaglia: un monito ed un invito ad ogni visitatore a considerare con rispetto materiali, oggetti e documenti esposti, per la maggior parte raccolti sul campo o provenienti da donazioni di eredi dei soldati che combatterono sul fronte dell’Isonzo.
L’approccio didattico ed insieme il coinvolgimento emotivo sono la chiave di interpretazione del percorso museale, visto come strumento di divulgazione della storia e delle principali problematiche sociali concernenti il primo conflitto mondiale. In questo contesto, accanto alla tradizionale “memoria” della guerra, esplicitata attraverso il recupero dei reperti maggiormente significativi dei precedenti allestimenti, è presente un impianto divulgativo volto a fornire alcune generali, indispensabili informazioni.
Uno spazio espositivo poi è dedicato ai vecchi allestimenti, in particolare a quelli del 1924 e del 1938 con un richiamo anche alla funzione e al ruolo che hanno avuto le donazioni nella nascita e nello sviluppo del museo goriziano.