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Presentazione del libro “La verde bellezza - Guida ai parchi e ai giardini storici pubblici del Friuli Venezia Giulia”
Martedì 22 maggio 2018 ore 18.00, presso Palazzo Attems Petzenstein (Piazza Edmondo De Amicis, 2 - Gorizia) verrà presentato il volume “La verde bellezza - Guida ai parchi e ai giardini storici pubblici del Friuli Venezia Giulia”.keyboard_arrow_right
Alla presentazione del libro, aperta a tutta la cittadinanza con ingresso libero e gratuito, interverranno la direttrice del servizio Musei e Archivi Storici dell'Erpac Raffaella Sgubin, la curatrice del volume Giorgia Gemo, e i coautore dell'opera Umberto Alberini.
Per ricevere informazioni sull'iniziativa è possibile utilizzare i contatti inseriti ad inizio pagina. -
Concerto con ingresso gratuito
Nell’ambito di “La verde musica”, il Piccolo Opera Festival del Friuli Venezia Giulia, con la direzione artistica di Gabriele Ribis, organizza tre visite musicali a giardini storici, in cui i musicisti proporranno programmi ispirati alle caratteristiche dei parchi che li ospitano, alternandosi ai colleghi dell’ ERPAC che racconteranno le bellezze dei luoghi.keyboard_arrow_right
In questo caso sarà la Direttrice del Servizio Musei e Archivi Storici di ERPAC Raffaella Sgubin a raccontare le caratteristiche del giardino.
Per leggere il programma completo di “La verde musica” http://piccolofestival.org/programma/la_verde_musica/ -
Vienna 1900. Grafica e design
Da domenica 18 aprile 2021 la mostra potrà essere visitata gratuitamente e a qualsiasi ora del giorno, grazie a un tour virtuale accessibile al seguente link: www.fluido360.com/virtualtour/attems/keyboard_arrow_right
Nuovo appuntamento con le grandi mostre di Erpac FVG – l’Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia. Un’esposizione che può essere considerata il terzo capitolo di un percorso dedicato alle arti viennesi a cavallo tra il XIX e il XX secolo, cominciato nel 2005 con Belle Époque Imperiale. L'arte e il design e proseguito nel 2008 con Josef Maria Auchentaller. Un secessionista ai confini dell'Impero.
In questa nuova mostra, tuttavia, i curatori Roberto Festi, Chiara Galbusera e Raffaella Sgubin hanno scelto di non trattare nello specifico la pittura, quanto il mondo affascinante della grafica e del design, forme d'arte che furono campo fecondo di sperimentazione per molti artisti della cosiddetta “Secessione viennese” e in particolare per Josef Maria Auchentaller, nato sì a Vienna (1865), ma che trascorse buona parte della vita nella “nostra” Grado, dove morì nel 1949. Un artista a cui Vienna 1900. Grafica e design assegna il compito di aprire il percorso espositivo con le sue Die tönenden Glocken (Campane a festa, 1903), opera che poi andrà ad aggiungersi in forma permanente alle altre già presenti nella “Sala Auchentaller” della Pinacoteca di Palazzo Attems Petzenstein.
Un'opera insolita rispetto al tema trattato e agli obiettivi dei curatori. Tuttavia, la grande tela ha un significato particolare per i Musei Provinciali di Gorizia, che già nel 2005 esposero alcuni dipinti inediti dell’artista nella già citata mostra Belle Epoque Imperiale. L’arte, il design. Un interesse che venne ribadito nella grande esposizione antologica del 2008, che contribuì alla felice riscoperta di questo straordinario protagonista della Secessione viennese.
Il percorso di Vienna 1900. Grafica e design si snoda nell’ala sinistra del Palazzo al piano terreno, dove - dopo le Campane a festa di Auchentaller - prosegue con una serie di opere grafiche originali (e i relativi fascicoli di stampa) realizzate per Ver Sacrum, organo ufficiale della Secessione viennese fondato nel gennaio 1898 da Gustav Klimt e Max Kurzweil. Edita per sei anni, inizialmente a cadenza mensile e in seguito quindicinale, Ver Sacrum vide la partecipazione di quasi tutti gli artisti del gruppo guidato da Klimt, i quali vi pubblicarono disegni – cornici, capilettera, illustrazioni, xilografie, fregi – che affiancavano, in un armonico insieme, articoli di critica d’arte, poesie, brani letterari. L'eccellente qualità grafica e concettuale della rivista la colloca tra le opere a stampa di assoluta innovazione tra Ottocento e Novecento. Gli originali qui esposti evidenziano la raffinata esecuzione di queste opere grafiche appositamente realizzate per il periodico secondo i principi della Flächenkunst, l'arte “piatta” o della superficie. Circa l'illustrazione libraria va segnalata, oltre ai "piccoli" capolavori di Ferdinand Andri e Carl Otto Czeschka per la collana "Gerlach's Jugendbücherei", la perizia della coppia Heinrich Lefler e Joseph Urban, che nel libro per l'infanzia raggiungono un livello estetico estremamente elevato. Un rimando ai meriti della Kunstgewerbeschule – la Scuola di Arti Applicate che fu il fulcro della formazione per generazioni di artisti – è testimoniato dal volume Weihnacht (1922), che riporta all'innovativa didattica della Scuola viennese. Curato da Franz Cizek, il libro è interamente illustrato (14 tavole di straordinaria fattura) da nove ragazzine, che in seguito non intrapresero percorsi artistici.
Ma nel percorso espositivo c’è ancora spazio per Josef Maria Auchentaller, con le sue suggestioni naturalistiche che emergono nelle prime illustrazioni per Ver Sacrum, accurati studi preparatori quasi "da erbario", oltre a una mirabile serie di bijoux realizzati per la ditta Georg Adam Scheid e le raffinate Dosen e portagioie decorati da figure femminili.
La mostra prosegue poi con dodici manifesti realizzati per pubblicizzare le ventitré mostre della Secessione organizzate tra il 1898 e il 1905. Si tratta di una campionatura emblematica e rappresentativa delle idee e del gusto viennese, un documento insostituibile per comprendere la struttura artistica del movimento. Gli esempi esposti – Ferdinand Andri, Josef Maria Auchentaller, Adolf Böhm, Gustav Klimt, Koloman Moser, Alfred Roller e Leopold Stolba – mostrano una grafica fortemente innovativa, con chiari riferimenti all'arte giapponese, di cui la scuola viennese esplorò modalità e tecniche espressive. Inoltre, sono esposte due xilografie di Katsushika Hokusai (1760-1849), da cui si possono cogliere i princìpi di essenzialità e astrazione che si imposero come linea guida della grafica viennese.
L’esposizione passa poi all’arte tessile della Wiener Moderne, connessa all'arredamento ma anche alla moda. Fu uno dei settori più produttivi e vide in prima linea la ditta J. Backhausen & Söhne di Vienna, dal cui archivio provengono le numerose opere presentate in questa sezione della mostra. Al pari di altre aziende tessili austriache, Backhausen coinvolse tra l’800 e il ‘900 i maggiori designer viennesi, quasi tutti legati al movimento secessionista e in seguito alla Wiener Werkstätte. Le opere di Josef Maria Auchentaller (del quale è conservata quasi tutta la produzione) ma anche di Else Unger, Josef Hoffmann, Koloman Moser, Ludwig Heinrich Jungnickel e Otto Prutscher mostrano un rinnovo estetico di grande valore formale. Nelle trame floreali o in quelle geometriche della selezione qui offerta, si esprimono quasi tutti i principi delle nuove istanze viennesi. Stoffe, tappeti, tessuti per arredi o rivestimenti diventano un tassello decisivo per raggiungere l'obiettivo del Gesamtkunstwerk, l'opera d'arte totale. Non è un caso che questi "bozzetti esecutivi" dialoghino con la vasta produzione di gioielli che vide attivi in questo settore aziende come Oskar Dietrich, Georg Adam Scheid e naturalmente la Wiener Werkstätte, che nel variegato entourage dove lavoravano fianco a fianco artisti e artigiani, riuniva le migliori professionalità di un fervido mondo culturale e artistico.
La mostra ritorna poi a Josef Maria Auchentaller, questa volta nella veste di designer ufficiale della Georg Adam Scheid, manifattura viennese che vantava mercati internazionali e la cui produzione, principalmente basata sulla lavorazione di argento e smalti, spaziava da pezzi unici a gioielli e bijoux, sino a svariati oggetti d'uso, come fibbie per cintura, portasigarette, tagliacarte, montature per vasi. La modernità del movimento secessionista viennese non sfuggirono alla Scheid, che trovò in Auchentaller l'interprete congeniale per una "nicchia" di produzione che ebbe un'eccellente risonanza d'immagine, oltre che un riscontro di mercato. Recente oggetto di studio, questa produzione – della quale rimane un cospicuo numero di disegni di progetto – è significativa per comprendere ciò che il gusto del pubblico richiedeva in quel momento.
Quasi a suggellare il concetto di “opera d'arte totale”, un disegno di Gustav Klimt, in prestito dal Leopold Museum di Vienna, chiude l'esposizione. Si tratta di uno studio per la ballerina del fregio Attesa (1907-1908) per il Palazzo Stoclet di Bruxelles, dove l'artista lavorò in sodalizio con Josef Hoffmann e con molti degli artisti della Wiener Werkstätte. Un’irripetibile esperienza che rappresenta la summa dei princìpi che ispirarono le arti viennesi al torno del secolo.
A corredo della mostra, è presente un catalogo a cura di Roberto Festi, Chiara Galbusera e Raffaella Sgubin, edito da Grafiche Antiga.
Giorni e orari di apertura:
Dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 18.00
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00 (solo su prenotazione)
‼ Il sabato e nei giorni festivi il sevizio è assicurato a condizioni che l'ingresso sia stato prenotato on line o telefonicamente con almeno un giorno di anticipo.
Biglietti d'ingresso (valido per la visita alla mostra e alla pinacoteca):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni; soci Icom; soci Coop; soci Cec).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori.
Per chi volesse visitare anche i musei di Borgo Castello, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€.
Per informazioni e prenotazioni:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
Accessibilità:
La mostra è accessibile ai disabili. -
Sogni di latta… e di cartone. Tabelle pubblicitarie italiane 1900-1950
Attenzione: la mostra è stata prorogata fino al 28 febbraio 2019.keyboard_arrow_right
In mostra si potranno vedere circa 400 esemplari di tabelle pubblicitarie in latta e cartone appartenenti ad una straordinaria collezione privata udinese totalmente inedita: quella di Stefano Placidi, costruita in 35 anni di attività collezionistica. La rassegna, a cura di Piero Delbello e Raffaella Sgubin, accompagna il visitatore lungo un percorso di 50 anni di storia del Novecento allestito in 12 sale del piano terra di Palazzo Attems Petzenstein e organizzato per settori merceologici.
In un percorso che si snoda fra commercio e industria, le tabelle esposte seguono per molti tratti la bellezza femminile, giusta immagine per profumerie e drogherie, con i volti esemplari di una perfetta donna Déco, come per Hormona prodotti di bellezza (1934), oppure per Imédia tintura per capelli dell’Oreal (1934), o ancora per i prodotti di casa con la “dama bianca” del detersivo Persil (1929). Declinati al femminile appaiono spesso anche gli alimentari, pasta, olio e pomodoro: là, procaci, primeggiano le donne mediterranee, come quella per l’Olio Radino (1950) di Gino Boccasile, l’inventore della “Signorina Grandi Firme”. Via via prendono corpo anche i messaggi “liquidi”: dai liquori forti, con una superba coppia Liberty uscita dalla mani di Marcello Dudovich, il re dei cartellonisti, per il cognac Louis Tailleurs (1901/1902), perfetta scena nelle atmosfere da Belle Époque, al volto di donna sognante e seducente per gli spumanti Contratto di Mario Gros (1939), al sorriso de “la ragazza dell’Aperol” (1950 ca.) di Nano Campeggi, sino al famoso “cameriere” per la Birra Dreher (1925 ca.) del fumettista Giovanni Scolari.
E se la donna, anche materna, custode dei pargoli e della casa – emblematiche l’aria alla Dudovich del Sapone Palmolive (1935), con la madre sprizzante d’orgoglio per il biondo figlio nudo nella purezza di una profumata pulizia, o la sinuosa, stilizzata donnina in atmosfera Déco della Rayon Tappezzerie di Luciano Bonacini (1934) – riesce spesso ad accaparrarsi le scene, la figura maschile non manca di forza e di spazio soprattutto nei prodotti giusti per il genere. Ecco l’uomo per il cappello Borsalino (anni ‘40) sublimarsi, in una grafica alla Walter Molino, con l’impeto che caratterizzerà le copertine di riviste mondane come “Grand-Hotel”, oppure quello che esce dalle mani di Plinio Codognato per il cappello Panizza (1925 ca.) addirittura trasfigurare se stesso in una moltiplicazione di volti per un copricapo solo, unico per qualunque testa: Panizza, appunto. Insomma: dalle realistiche descrizioni paesistiche ottocentesche delle latte litografate – significativa la tabella per il Burro di Milano della ditta Ferrari (fine ‘800 - primi ‘900) con una scena di scarico merci in ambito portuale ancora da piroscafi a vela e motore – alle innovazioni in giochi di inserimenti fotografici su basi grafiche, come nella Pasta Dentifricia Gi.vi.emme (1941) di Erberto Carboni, passa davanti ai nostri occhi un cinquantennio e più di vita italiana. Cambiano i modi, i costumi e le simpatie ma si continua, furbescamente, a donar gioia con la pubblicità perché “a dir le mie virtù basta un sorriso” (Pasta dentifricia Kaliklor, anni ’20).
Al termine del percorso espositivo della mostra temporanea si consiglia una visita alla pinacoteca allestita al piano nobile, che custodisce opere di artisti insigni e versatili che sono stati anche cartellonisti, come Hosef Maria Auchentaller, Gino de Finetti e Tullio Crali.
Visite guidate gratuite ogni sabato e domenica ore 16.00.
Giorni e orari di apertura:
Dal martedì alla domenica dalle 10:00 alle 18:00.
Chiuso il lunedì.
Biglietti d'ingresso (valido per la visita alla mostra e a tutta la pinacoteca):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori; tutti la prima domenica del mese.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Il biglietto prevede l’ingresso alla pinacoteca e ad eventuali mostre in corso nella stessa sede.
Per chi volesse visitare anche i musei di Borgo Castello ed eventuali mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Prenotazione visite guidate:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
Accessibilità:
La mostra è accessibile ai disabili. -
Visita guidata con la Direttrice dei Musei Provinciali, Raffella Sgubin
Sabato 9 luglio, alle ore 16.00, non perdete l’occasione di visitare le mostre “Tra la terra e il cielo. I meravigliosi ricami delle Orsoline” e “Le Orsoline a Gorizia. Un filo prezioso lungo 350 anni” accompagnati da una guida d’eccezione la direttrice dei Musei Provinciali, Raffaella Sgubin.keyboard_arrow_right
Museo della Moda e delle Arti applicate, Borgo Castello 13, Gorizia.
Visita guidata gratuita, ingresso a pagamento
Per informazioni telefonare al numero 0481 385228 oppure al 348 1304726 -
Workshop “Turismo e beni culturali: comunicare sul Web in maniera accessibile ed inclusiva”
In occasione del Ventennale del Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche, il 26 ottobre alle ore 16.30, nell’aula Magna del Polo Santa Chiara a Gorizia, via Santa Chiara 1, si terrà il workshop ad ingresso libero “Turismo e beni culturali: comunicare sul Web in maniera accessibile ed inclusiva”. Al workshop interverrà la direttrice, Raffaella Sgubin, per parlare di: “Un sito Web per la promozione e per la comunicazione del Servizio Musei e Archivi Storici dell’ERPAC”.keyboard_arrow_right
Turismo e beni culturali: comunicare sul Web in maniera accessibile ed inclusiva
Workshop organizzato in occasione del Ventennale del Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche
Introduce e modera Antonina Dattolo,
delegata del Rettore all’inclusione digitale
Relatrici:
Elena Rocco
Fondatrice e Segretario Generale della Fondazione Radio Magica Onlus
Dipartimento di Management, Università Ca’ Foscari di Venezia
“#smARTradio: l’arte di divulgare nell’era dei social.
Audio e video-storie per bambini e ragazzi con bisogni speciali”
Cinzia Dal Maso
Giornalista. Direttrice del Magazine e del Journal di Archeostorie
“Storie da museo. Creatività e storytelling per la comunicazione dei beni culturali”
Paola Visentini
Responsabile del Museo Archeologico di Udine
“Cooperazione per una piena accessibilità ai musei Il progetto Interreg Central Europe: COME-IN!”
Maddalena Manli Pascoletti
Vicepresidente della Sezione di Gorizia dell’Associazione Nazionale Italia Nostra Onlus
Progetto “Gorizia conTatto: l’accessibilità ai beni culturali di Gorizia da parte di fruitori con disabilità visiva.”
Raffaella Sgubin
Direttrice del Servizio Musei e Archivi Storici, ERPAC
“Un sito Web per la promozione e per la comunicazione del Servizio Musei e Archivi Storici dell’ERPAC”
Rita Auriemma*, Giovanna Tinunin°
* Dipartimento di Beni Culturali, Università del Salento
° Consulente e formatrice (Dof Consulting)
“#culturavivafvg: raccontare i beni comuni attraverso la rete”
Cristina Bragaglia
Responsabile delle attività culturali della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg, Gorizia
“La comunicazione sui social della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg”
Per maggiori informazioni e per assicurarti un posto, prenotatelo su: Eventbrite – Workshop Turismo e beni culturali
Il workshop è organizzato dal laboratorio di ricerca SASWeb e dall'Università di Udine, all'interno degli eventi per il Ventennale del Corso di Laurea in Relazioni Pubbliche. -
Inaugurazione mostra “Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della Collezione Manavello. 1900-1950”
Sarà inaugurata martedì 20 novembre 2018 ore 18.00 presso il Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia (Borgo Castello, 13) la mostra “Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della collezione Manavello. 1900-1950”, alla presenza dell’Assessore Regionale alla Cultura e allo Sport dott.ssa Tiziana Gibelli e del Direttore Generale di ERPAC dott.ssa Anna Del Bianco.keyboard_arrow_right
La mostra a cura della direttrice del Servizio Musei e Archivi Storici di ERPAC dott.ssa Raffaella Sgubin con la collaborazione di Lydia Manavello e Roberta Orsi Landini, è interamente dedicata ai kimono prodotti in Giappone tra il 1900 e gli anni ’40, riflesso della volontà imperiale di occidentalizzare il Paese nelle loro fantasie ispirate ai movimenti d’Avanguardia, ai contemporanei fatti di storia e alle conquiste tecnologiche.
Un caleidoscopio di colori, fantasie, tecniche di decorazione e di tessitura, ispirate alla produzione tessile occidentale caratterizzano i 40 esemplari della Collezione Manavello esposti. Non solo kimono e haori (sovrakimono), ma anche obi, stampe, illustrazioni e riviste offriranno al pubblico uno spaccato inedito e sorprendente di storia culturale.
La mostra è visitabile dal 21 novembre 2018 al 17 marzo 2019.
Giorni e orari di apertura:
Dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00.
Chiuso il lunedì.
Biglietto d'ingresso (valido per la visita alla mostra e per tutti i musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori; tutti la prima domenica del mese.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Il biglietto consente l’ingresso alla mostra, al Museo della Moda e delle Arti Applicate, al Museo della Grande Guerra e alla Collezione Archeologica.
Per chi volesse visitare anche il Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca, ed eventuali sue mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Prenotazione visite guidate:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it -
Occidentalismo. Modernità e arte occidentale nei kimono della Collezione Manavello. 1900-1950
Attenzione: la mostra è stata prorogata fino al 5 maggio 2019.keyboard_arrow_right
Il Museo della Moda e delle Arti Applicate di Gorizia del Servizio Musei e Archivi Storici di ERPAC - Ente Regionale Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia, propone una mostra interamente dedicata ai kimono. Non kimono qualunque, ma quelli prodotti in Giappone tra il 1900 e gli anni Quaranta, pezzi che riflettono la volontà imperiale di occidentalizzare il Paese.
Così come, nel secolo precedente, il Giapponismo era deflagrato in tutta Europa, influenzando una parte significativa della produzione artistica, all’inizio del Novecento il gusto occidentale esplode in Giappone. E questa ventata di novità investe anche il capo-simbolo della tradizione: il kimono. Ai motivi tradizionali si affiancano disegni coloratissimi che richiamano, in modo puntuale, il Cubismo, il Futurismo e le altre correnti artistiche europee. C’è anche un singolare kimono che celebra il patto tripartito Roma-Berlino-Tokyo del 1940, dove la bandiera italiana è seminascosta dentro le cuciture mentre il Sol Levante e la svastica campeggiano ovunque.
Tanto è stato detto e scritto sull’Orientalismo e segnatamente sullo Japonisme, ovvero sull’influenza delle arti giapponesi su quelle europee tra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento, ma poco si sa ancora dell’inverso rapporto, ovvero di quel fenomeno complesso e sfaccettato che portò talune arti giapponesi ad assimilare forme e contenuti di matrice schiettamente occidentale: avvenne con la pittura, che interpretò originalmente la lezione prospettica, ed avvenne con i kimono che, più di ogni altra forma d’arte, furono influenzati dal mutamento della società giapponese del tempo trasferendone fedelmente gli effetti sul tessuto, utilizzato alla stregua di una superficie pittorica.
Tra i pochissimi musei dedicati alla moda presenti sul territorio nazionale, il Museo della Moda di Gorizia è ora anche il primo museo italiano a indagare un particolarissimo settore dell’arte, offrendo al pubblico uno spaccato inedito e sorprendente di storia culturale.
Il periodo è uno dei più complessi e travagliati della storia giapponese, ovvero quello del passaggio da stato feudale a temuta superpotenza, culminato con il secondo conflitto mondiale.
Da un punto di vista socio-culturale, il Paese del Sol Levante visse questo lasso di tempo (fine Ottocento/anni Quaranta del Novecento) con un atteggiamento conflittuale, in bilico fra il brivido delle novità provenienti da Oltreoceano ed il rassicurante attaccamento alla tradizione.
Nell’immaginario collettivo occidentale il kimono rappresenta l’icona stessa del Giappone nella sua veste suadente di raffinatezza ed esotismo. Ma pochi sanno che una cospicua parte dei kimono prodotti entro la prima metà del Novecento, cioè i kimono Meisen, sfugge decisamente a questa categoria, adottando fantasie suggerite dai movimenti d’Avanguardia (si va dalla Secessione viennese alla Scuola di Glasgow, dal Futurismo al Cubismo, dal Divisionismo all’Espressionismo astratto di Jackson Pollock), ispirate a contemporanei fatti di storia oppure ancora alle conquiste tecnologiche, in un eccitante e quanto mai sorprendente caleidoscopio di colori, fantasie, tecniche di decorazione e di tessitura, anche queste ispirate alla produzione tessile occidentale.
La mostra presenta 40 pezzi, tra kimono e haori (sovrakimono), una selezione particolarmente significativa del contesto illustrato, per far conoscere al pubblico un settore della produzione tessile giapponese fino ad oggi poco esplorato. I capi in mostra sono vesti raffinate, destinate ad un ceto medio-alto, non confezionate per l’esportazione. Potevano essere apprezzate da persone di una certa cultura o anche semplicemente curiose o desiderose di apparire al passo con i tempi. Avevano certo tutte una visione: il loro Paese alla pari con le grandi nazioni del mondo, capace di assimilare le loro conoscenze, i loro costumi ma con l’orgoglio della propria diversità.
I 40 esemplari esposti, insieme a obi, stampe, illustrazioni e riviste, provengono da una importante collezione italiana, la Collezione Manavello. Tale collezione nel suo complesso è ben più numerosa, includendo capi da uomo, donna e bambino, sia tradizionali che non, oggetti e suppellettili attinenti all’abito e al suo contesto, quali calzature e accessori per capelli, oggetti per la cerimonia del tè, bambole e documentazione cartacea.
Giorni e orari di apertura:
Dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00.
Chiuso il lunedì.
Biglietto d'ingresso (valido per la visita alla mostra e per tutti i musei con sede in Borgo Castello):
Biglietto intero: 6€
Biglietto ridotto: 3€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Biglietto gratuito: insegnanti con scolaresche; accompagnatori turistici o guide; giornalisti; disabili e accompagnatori; tutti la prima domenica del mese.
Biglietto scolaresche senza visita guidata: 1€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Biglietto scolaresche con visita guidata: 3€ procapite (insegnanti accompagnatori ingresso gratuito)
Il biglietto consente l’ingresso alla mostra, al Museo della Moda e delle Arti Applicate, al Museo della Grande Guerra e alla Collezione Archeologica.
Per chi volesse visitare anche il Palazzo Attems Petzenstein, sede della Pinacoteca, ed eventuali sue mostre, è possibile acquistare un unico biglietto cumulativo: intero 7€, ridotto 4€ (ragazzi tra i 18 e i 25 anni; gruppi di almeno 10 persone; nuclei familiari con minorenni).
Accessibilità:
La mostra è accessibile ai disabili.
Prenotazione visite guidate:
Tel: +39 348 1304726
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it -
Presentazione del volume “L’emigrazione nel Friuli occidentale”
ERPAC Servizio Musei e Archivi Storici in collaborazione con il Comune di Cavasso Nuovo (PN) e l’Ecomuseo delle Dolomiti Friulane Lis Aganis organizza sabato 1˚ dicembre 2018 ore 17.30 presso la Sala Conferenze “Ernesto Calligaro” di Palazzo Conti Polcenigo-Fanna “Palazat” di Cavasso Nuovo (PN), la presentazione del volume “L’emigrazione nel Friuli occidentale. Guida alla Sezione museale “Lavoro ed emigrazione” del Museo della vita contadina “Diogene Penzi” di Cavasso Nuovo” a cura del dott. Javier P. Grossutti.keyboard_arrow_right
Alla presentazione del volume, aperta a tutta la cittadinanza con ingresso libero e gratuito, interverrà la direttrice del Servizio Musei e Archivi Storici di ERPAC dott.ssa Raffaella Sgubin e il presidente del Consiglio Regionale dott. Piero Mauro Zanin.
Nel Friuli occidentale e nel Friuli in generale le vicende del recente passato sono strettamente legate all’emigrazione, un’esperienza che ha coinvolto quasi ogni famiglia. Di questo fenomeno imponente vuole dare testimonianza la Sezione “Lavoro ed emigrazione” del Museo della vita contadina “Diogene Penzi” di Cavasso Nuovo, piccolo borgo della pedemontana pordenonese. Inaugurata il 16 settembre 2000 nella sede del Palazzo Polcenigo-Fanna (conosciuto anche come Palazat) con una relazione della studiosa e poetessa Novella Cantarutti, la struttura museale, tra le prime in Italia dedicate all’emigrazione, raccoglie circa 400 fotografie, documenti e oggetti disposti in dodici sezioni che raccontano i molteplici aspetti del lâ pal mont (“andare per il mondo”) e presentano un quadro completo dei flussi e delle mete migratorie dei lavoratori del Friuli occidentale. La partizione cronologica del percorso espositivo, curato da Javier P. Grossutti, è sorretta e integrata dalla presentazione di alcune particolari tipologie migratorie come, ad esempio, quella legata alle diffuse professionalità e mestieri presenti nella zona alpina e prealpina friulane. Le cause e le modalità dei flussi, le reti e le traiettorie migratorie, i canali informativi, i luoghi di partenza, il viaggio, i luoghi di arrivo, i mestieri, le vocazioni imprenditoriali, l’incontro con il nuovo mondo, il rientro, l’emigrazione femminile e la gestione delle comunità all’estero sono alcune delle complesse tematiche che si snodano all’interno della sezione museale. Lettere, passaporti, avvisi di chiamata per l’estero, attestati, fotografie, diari, strumenti di lavoro riconducibili all’esperienza migratoria, manifesti, libri e documenti illustrano un flusso migratorio multiforme e variegato. Si tratta di materiali raccolti presso le famiglie residenti nel Friuli occidentale e in altre regioni d’Italia, ma anche presso alcune comunità di friulani residenti all’estero. La dimensione provinciale della sezione museale ha una logica ben precisa: capire le caratteristiche dell’emigrazione friulana nel suo complesso presuppone lo studio delle diverse specificità territoriali, perfino a livello di villaggio, ma in una dimensione articolata.
L’obiettivo di questo volume è quello di guidare il visitatore attraverso le sale del museo, ma anche di accompagnare il lettore lungo le traiettorie entusiasmanti e non prive di insidie degli uomini e delle donne emigranti del Friuli occidentale.
JAVIER P. GROSSUTTI Si occupa di emigrazione friulana, di emigrazione di ritorno, di imprenditorialità etnica e delle problematiche legate alle comunità friulane, venete e italiane all’estero, presso le quali ha realizzato numerose indagini per conto delle Università di Padova, Trieste, Trento e Udine. Tra il 2007 e il 2008 ha trascorso un anno accademico presso la Columbia University di New York, dove è stato invitato come Associate Research Scholar dalla Italian Academy for Advanced Studies in America. Dal 2014 è Adjunct Research Fellow della Swinburne University of Technology (Australia). Tra i suoi numerosi lavori si segnalano Non fu la miseria, ma la paura della miseria: la colonia della Nuova Fagagna nel Chaco argentino (1877-1881) (2009), Egidio Feruglio. Patagonia e Terra del Fuoco (2010) e Via dall’Istria. L’emigrazione istriana dalla seconda metà dell’Ottocento ai primi anni Quaranta del Novecento (2013). Ha curato l’allestimento scientifico della Sezione museale “Lavoro ed emigrazione” di Cavasso Nuovo.
L'evento è organizzato da: Comune di Cavasso Nuovo (PN), ERPAC – Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia Servizio Musei e Archivi Storici, Lis Aganis Ecomuseo delle Dolomiti Friulane.
Contatti del museo:
@: museo@comune.cavassonuovo.pn.it
Tel: +39 0427 77014
www: http://www.museodellemigrazione.it/