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Museo dell'Emigrazione
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Indirizzo
Piazza Plebiscito, 12 Cavasso Nuovo (Pn)
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infoDescrizione
ORARI:
giovedì e venerdì dalle 10 alle 13
sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17
INRESSO GRATUITO
APERTURE STRAORDINARIE
Martedì 25 aprile 10 alle 13 e dalle 15 alle 17
Lunedì 1° maggio 10 alle 13 e dalle 15 alle 17
Venerdì 2 giugno 10 alle 13 e dalle 15 alle 17
DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE. L'USO DELLA MASCHERINA E' CONSIGLIATO.
Per informazioni e prenotazioni:
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
Tel.: +39 348 1304726
Nel Friuli occidentale e nel Friuli in generale le vicende del recente passato sono strettamente legate all’emigrazione, un’esperienza che ha coinvolto praticamente ogni famiglia friulana. Di questo fenomeno imponente vuole dare testimonianza la Sezione “Lavoro ed emigrazione” del Museo della vita contadina “Diogene Penzi” di Cavasso Nuovo, piccolo borgo della pedemontana pordenonese. Inaugurata il 16 settembre 2000 nella sede del Palazzo Polcenigo-Fanna (conosciuto anche come Palazat), la struttura museale, tra le prime in Italia dedicate all’emigrazione, raccoglie circa 400 fotografie, documenti e oggetti, disposti in dodici sezioni che raccontano i molteplici aspetti del lâ pal mont (“andare per il mondo”) e presentano un quadro abbastanza completo dei flussi e delle mete migratorie dei lavoratori del Friuli occidentale. La partizione cronologica del percorso espositivo, curato da Javier P. Grossutti, è sorretta ed integrata dalla presentazione di alcune particolari tipologie migratorie come, ad esempio, quella legata alle diffuse professionalità e mestieri presenti nella zona alpina e prealpina friulane. Mosaicisti e terrazzieri, per citare solo un caso, furono nei paesi della pedemontana espressione di una tradizione lavorativa che in molti mercati esteri, dalla Francia agli Stati Uniti, dal Regno Unito, la Germania e l’Olanda all’Australia e al Sud Africa s’impose senza concorrenti. Anche altri mestieri, alcuni dei quali maturati per intero in emigrazione, come quello degli scalpellini e degli squadratori di traversine, offrirono occasioni di successo e riscatto.
Le cause e le modalità dei flussi, le reti migratorie, i canali informativi, i luoghi di partenza, il viaggio, i luoghi di arrivo, la vocazione imprenditoriale, l’incontro con il nuovo mondo, il rientro, l’emigrazione femminile e la gestione delle comunità all’estero sono alcune delle complesse tematiche che si snodano all’interno del percorso museale. Lettere, passaporti, avvisi di chiamata per l’estero, attestati, fotografie, diari, strumenti di lavoro riconducibili all’esperienza migratoria, manifesti, libri e documenti illustrano un flusso migratorio multiforme e variegato. Si tratta di materiali raccolti presso le famiglie residenti nel Friuli occidentale ed in altre regioni d’Italia, ma anche presso alcune comunità di friulani residenti all’estero. Importante fu anche l’apporto delle scuole, delle biblioteche comunali, delle associazioni culturali, dei gruppi informali e degli appassionati residenti nei diversi paesi friulani che hanno contribuito con materiali sull’argomento.
Una discreta attività di ricerca e l’organizzazione di una serie di incontri sull’emigrazione, la raccolta di materiale bibliografico e audiovisivo per la costituzione di una biblioteca e videoteca di settore, la realizzazione di una serie di seminari formativi sui flussi migratori rivolto agli insegnanti delle scuole, la promozione di conferenze e giornate di studio, l’avvio di una collana editoriale (‘Culture migranti’) che raccoglie le testimonianze di vita di emigrati friulani, la pubblicazione di un quaderno dedicato all’esperienza migratoria a Valeriano e Pinzano al Tagliamento (realizzata dagli alunni della scuola elementare locale), l’organizzazione infine di visite didattiche per scolaresche e per gruppi di emigrati residenti all’estero e nel resto d’Italia segnano i quasi vent’anni di vita della struttura museale. Una realtà espositiva che si prefigge di favorire un rapporto continuo con il territorio, di creare uno spazio privilegiato dove comunità friulana in patria e friulani e discendenti residenti all’estero possano incontrarsi, conoscersi e dialogare.
La nuova sala - Scuola di Disegno
La nuova sala del Museo è dedicata all’esposizione permanente di elaborati grafici e documenti relativi alla Scuola di Disegno di Cavasso, attiva dagli anni Venti agli anni Cinquanta.
Appartenute al maestro Ernesto Calligaro, le realizzazioni grafiche, le cosiddette “tavole”, sono la testimonianza del percorso formativo affrontato da tantissime persone per imparare le più svariate professioni, come quella del carpentiere, fabbro, muratore, mosaicista, terrazziere, piastrellista, squadratore di traversine, boscaiolo, norcino, coltellinaio e manovale.
Molte di queste professioni erano legate all’edilizia e avevano bisogno di un’istruzione professionale specifica. La capacità di leggere, interpretare e produrre un’elaborazione grafica, sia di decorazione che di geometria, di architettura oppure di meccanica, rappresentava la centralità rispetto alle varie materie di insegnamento nelle scuole di disegno, molto diffuse nel Friuli, soprattutto fra le due guerre.
Nella grande maggioranza dei casi, gli allievi della Scuola di Disegno andavano a svolgere la loro professione all’estero, dove la formazione da loro ricevuta facilitava l’inserimento lavorativo.
Il materiale grafico esposto, che evidenzia il sapiente utilizzo delle tecniche del disegno, deriva dalla selezione di una ben più ampia quantità di materiale raccolto a disposizione di ulteriori ricercatori.
Curatore scientifico della sezione è l’architetto Giampiero Calligaro, figlio del maestro Ernesto Calligaro e ordinatore dell’archivio. Il progetto dell’allestimento è degli architetti Giampiero Calligaro e Pierangelo Brandolisio.
La sede - Palazzo Polcenigo-Fanna
Pesantemente danneggiato dal terremoto del 1976, il Palazzo dei Conti Polcenigo-Fanna (edificato fra 1562 e 1594) presenta una struttura architettonica di imponenza tale da collocarlo a metà strada fra il palazzo e il castello. I lavori di restauro che si sono resi necessari hanno permesso il recupero di alcune stanze fra cui il salone al pianoterra dove sono tornati alla luce fregi richiamanti temi mitologici, trofei, nature morte e una serie di affreschi mitologici del XVIII secolo. Dal 2000 l'edificio, noto anche come Palazat, è divenuto sede dell'amministrazione municipale e del Museo dell'Emigrazione.
Accessibilità:
Il museo è accessibile ai disabili.
giovedì e venerdì dalle 10 alle 13
sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17
INRESSO GRATUITO
APERTURE STRAORDINARIE
Martedì 25 aprile 10 alle 13 e dalle 15 alle 17
Lunedì 1° maggio 10 alle 13 e dalle 15 alle 17
Venerdì 2 giugno 10 alle 13 e dalle 15 alle 17
DAL 1° APRILE 2022, PER ACCEDERE A MUSEI, PARCHI ARCHEOLOGICI, MOSTRE, ARCHIVI, BIBLIOTECHE E ALTRI LUOGHI DELLA CULTURA NON SARÀ PIÙ NECESSARIO IL GREEN PASS RAFFORZATO, NÉ QUELLO BASE. L'USO DELLA MASCHERINA E' CONSIGLIATO.
Per informazioni e prenotazioni:
@: didatticamusei.erpac@regione.fvg.it
Tel.: +39 348 1304726
Nel Friuli occidentale e nel Friuli in generale le vicende del recente passato sono strettamente legate all’emigrazione, un’esperienza che ha coinvolto praticamente ogni famiglia friulana. Di questo fenomeno imponente vuole dare testimonianza la Sezione “Lavoro ed emigrazione” del Museo della vita contadina “Diogene Penzi” di Cavasso Nuovo, piccolo borgo della pedemontana pordenonese. Inaugurata il 16 settembre 2000 nella sede del Palazzo Polcenigo-Fanna (conosciuto anche come Palazat), la struttura museale, tra le prime in Italia dedicate all’emigrazione, raccoglie circa 400 fotografie, documenti e oggetti, disposti in dodici sezioni che raccontano i molteplici aspetti del lâ pal mont (“andare per il mondo”) e presentano un quadro abbastanza completo dei flussi e delle mete migratorie dei lavoratori del Friuli occidentale. La partizione cronologica del percorso espositivo, curato da Javier P. Grossutti, è sorretta ed integrata dalla presentazione di alcune particolari tipologie migratorie come, ad esempio, quella legata alle diffuse professionalità e mestieri presenti nella zona alpina e prealpina friulane. Mosaicisti e terrazzieri, per citare solo un caso, furono nei paesi della pedemontana espressione di una tradizione lavorativa che in molti mercati esteri, dalla Francia agli Stati Uniti, dal Regno Unito, la Germania e l’Olanda all’Australia e al Sud Africa s’impose senza concorrenti. Anche altri mestieri, alcuni dei quali maturati per intero in emigrazione, come quello degli scalpellini e degli squadratori di traversine, offrirono occasioni di successo e riscatto.
Le cause e le modalità dei flussi, le reti migratorie, i canali informativi, i luoghi di partenza, il viaggio, i luoghi di arrivo, la vocazione imprenditoriale, l’incontro con il nuovo mondo, il rientro, l’emigrazione femminile e la gestione delle comunità all’estero sono alcune delle complesse tematiche che si snodano all’interno del percorso museale. Lettere, passaporti, avvisi di chiamata per l’estero, attestati, fotografie, diari, strumenti di lavoro riconducibili all’esperienza migratoria, manifesti, libri e documenti illustrano un flusso migratorio multiforme e variegato. Si tratta di materiali raccolti presso le famiglie residenti nel Friuli occidentale ed in altre regioni d’Italia, ma anche presso alcune comunità di friulani residenti all’estero. Importante fu anche l’apporto delle scuole, delle biblioteche comunali, delle associazioni culturali, dei gruppi informali e degli appassionati residenti nei diversi paesi friulani che hanno contribuito con materiali sull’argomento.
Una discreta attività di ricerca e l’organizzazione di una serie di incontri sull’emigrazione, la raccolta di materiale bibliografico e audiovisivo per la costituzione di una biblioteca e videoteca di settore, la realizzazione di una serie di seminari formativi sui flussi migratori rivolto agli insegnanti delle scuole, la promozione di conferenze e giornate di studio, l’avvio di una collana editoriale (‘Culture migranti’) che raccoglie le testimonianze di vita di emigrati friulani, la pubblicazione di un quaderno dedicato all’esperienza migratoria a Valeriano e Pinzano al Tagliamento (realizzata dagli alunni della scuola elementare locale), l’organizzazione infine di visite didattiche per scolaresche e per gruppi di emigrati residenti all’estero e nel resto d’Italia segnano i quasi vent’anni di vita della struttura museale. Una realtà espositiva che si prefigge di favorire un rapporto continuo con il territorio, di creare uno spazio privilegiato dove comunità friulana in patria e friulani e discendenti residenti all’estero possano incontrarsi, conoscersi e dialogare.
La nuova sala - Scuola di Disegno
La nuova sala del Museo è dedicata all’esposizione permanente di elaborati grafici e documenti relativi alla Scuola di Disegno di Cavasso, attiva dagli anni Venti agli anni Cinquanta.
Appartenute al maestro Ernesto Calligaro, le realizzazioni grafiche, le cosiddette “tavole”, sono la testimonianza del percorso formativo affrontato da tantissime persone per imparare le più svariate professioni, come quella del carpentiere, fabbro, muratore, mosaicista, terrazziere, piastrellista, squadratore di traversine, boscaiolo, norcino, coltellinaio e manovale.
Molte di queste professioni erano legate all’edilizia e avevano bisogno di un’istruzione professionale specifica. La capacità di leggere, interpretare e produrre un’elaborazione grafica, sia di decorazione che di geometria, di architettura oppure di meccanica, rappresentava la centralità rispetto alle varie materie di insegnamento nelle scuole di disegno, molto diffuse nel Friuli, soprattutto fra le due guerre.
Nella grande maggioranza dei casi, gli allievi della Scuola di Disegno andavano a svolgere la loro professione all’estero, dove la formazione da loro ricevuta facilitava l’inserimento lavorativo.
Il materiale grafico esposto, che evidenzia il sapiente utilizzo delle tecniche del disegno, deriva dalla selezione di una ben più ampia quantità di materiale raccolto a disposizione di ulteriori ricercatori.
Curatore scientifico della sezione è l’architetto Giampiero Calligaro, figlio del maestro Ernesto Calligaro e ordinatore dell’archivio. Il progetto dell’allestimento è degli architetti Giampiero Calligaro e Pierangelo Brandolisio.
La sede - Palazzo Polcenigo-Fanna
Pesantemente danneggiato dal terremoto del 1976, il Palazzo dei Conti Polcenigo-Fanna (edificato fra 1562 e 1594) presenta una struttura architettonica di imponenza tale da collocarlo a metà strada fra il palazzo e il castello. I lavori di restauro che si sono resi necessari hanno permesso il recupero di alcune stanze fra cui il salone al pianoterra dove sono tornati alla luce fregi richiamanti temi mitologici, trofei, nature morte e una serie di affreschi mitologici del XVIII secolo. Dal 2000 l'edificio, noto anche come Palazat, è divenuto sede dell'amministrazione municipale e del Museo dell'Emigrazione.
Accessibilità:
Il museo è accessibile ai disabili.
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